Amor sacro e Amor profano: Erice, l’enigmatico borgo-capolavoro CLICCA PER IL VIDEO
ARTICOLO DI MARIANNA GRILLO
Il mito racconta che il suo nome derivi da Eryx, figlio di Bute e di Afrodite, dea dell’Amore e della Bellezza; la tradizione, che a sfornare i dolci più buoni del borgo, fossero le suore di clausura. Da una parte il culto di Venere Ericina e delle sue jerodule, dall’altro Dio e le monache, una vita contemplativa e lontana dal mondo. In una parola: Erice.
Perfetto equilibrio tra contrasti, tra profano e sacro, Erice è una cittadina medievale tra le più belle della Sicilia e d’Italia. Il caratteristico borgo è stato costruito in cima al Monte San Giuliano, si trova a 750 metri sul livello del mare e dista 15 chilometri da Trapani. Dal Castello di Venere e dal Giardino Balio , si gode di un panorama straordinario. Da una parte, il Golfo di Trapani con le isole Egadi (Favignana, Levanzo e Marettimo), le saline di Trapani, l’isola di Mozia. Dall’altra parte invece si vede Monte Cofano e San Vito Lo Capo. A proposito, nelle belle giornate è possibile scorgere anche Pantelleria.
UN PO’ DI STORIA…
Con Salvatore Denaro, Dirigente Settore Cultura Comune Erice, scopriamo alcuni degli enigmi che vedono protagonista Erice e in particolare le origini del famoso Castello di Venere.
Il primo mistero, riguarda le origine di quello che oggi si chiama Castello di Venere ma che una volta, era un tempio dedicato alla dea greca Afrodite greca, alla Venere Ericina. Diodoro Siculo racconta che sia stato fondato per volere di Eryx, in onore della madre, la dea Afrodite appunto. Nel sacro thémenos, che oggi si trova all’interno del castello di Venere, di notte veniva acceso un grande fuoco: era il faro per i navigatori provenienti dal Mediterraneo. Una volta sbarcati, i marinai si recavano al tempio per unirsi in nome di Venere Ericina, alle jerodule, le sacerdotesse dedite alla prostituzione sacra. Fu così che la Venere Ericina divenne la protettrice dei marinai e la sua fama divenne talmente grande che le venne dedicato un tempio anche a Roma ed il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo.
Il secondo enigma, fa riferimento all’identità dei primi abitanti di Erice. Molte università hanno svolto numerosi studi che hanno attestato le origini del castello a partire dal VII- VI secolo a.C. La città sarebbe stata fondata dagli Elimi, un popolo dalla provenienza incerta che si era stanziato nella Sicilia occidentale. La cinta muraria da loro edificata, fu rafforzata prima dai Cartaginesi e poi ampliata dai Punici. In questo modo, la città divenne praticamente inespugnabile.
Il terzo enigma in realtà è un mistero solo a metà. Oggi, la parte più antica di Erice, quella più suggestiva e meta di turisti provenienti da ogni parte del mondo, conta meno di trecento abitanti. Eppure, come per magia, riesce sempre ad accogliere centinaia di visitatori (anche migliaia in estate), tutto l’anno. E’ un borgo straordinario che da tempo ha messo in campo una serie di iniziative, organizzando ad esempio, un sistema di fruizione turistico-culturale e aprendo diversi siti. Tra questi, il Castello di Venere, il Polo Museale, la Torretta Pepoli, il Quartiere Spagnolo ed Erice in Miniatura (il presepe meccanico monumentale all’interno di Palazzo Sales). Sono stati messi a sistema con un biglietto unico integrato e, tra il 2020 e il 2021, attraverso l’Erice Card è possibile visitare tutti i siti a un prezzo molto conveniente. Alla Erice Card, è collegata anche un passaggio in funivia andata e ritorno. Tutti i siti sono visitabili con un’apertura giornaliera dalle 10,00 alle 18,00.
Infine, il quarto e ultimo mistero. Sapevate che fino ai primi trent’anni del ‘900 Erice non esisteva? Ebbene sì, o meglio un tempo, insieme ad altri territori, faceva parte del comune più grande della Sicilia ovvero, Monte San Giuliano. Solo nel 1934 Monte San Giuliano riprende il nome di “Erice” e, dopo la seconda guerra mondiale a partire dal 1948, viene suddiviso in vari comuni e fra questi San Vito Lo Capo, Buseto Palizzolo, Custonaci e Valderice.
Erice è anche artigianato e borgo del buon cibo. Vediamo cosa offre con la Ceramista Leda Amico e il Ristoratore Vito Lamia.
L’artigianato ericino è molto importante e aggiunge un tocco in più al paesaggio già meraviglioso di per sé. In particolare, i lavori che hanno una tradizione più antica sono legati alla ceramica e alla realizzazione dei tappeti di Erice, manufatto tipico dell’artigianato artistico ericino tessuto a mano, decorato con stoffe di recupero e realizzato con tecniche molto particolari e difficili. I tappeti ericini si distinguono per i colori vivaci e i motivi geometrici, frutto di un’arte della tessitura da valorizzare.
Per quanto riguarda la ceramica, a Erice si possono trovare opere tradizionali o più contemporanee con l’aggiunta, ad esempio, di colori come il rosso che non sono presenti nella ceramica tradizionale. Ogni decoro, realizzato in momenti diversi, ha una sua storia. Alcuni, prendono spunto dalle trame dei tappeti ericini, altri dai ciottoli tipici delle stradine del borgo. Gli artigiani più giovani uniscono tecniche apprese dai maestri storici di Erice e tecniche più contemporanee come la cuerda seca. Durante il periodo natalizio, si realizzano alberelli in ceramica, palle di Natale, pecorelle.
Per quanto riguarda i prodotti tipici e la gastronomia locale, Erice è ricca di meraviglie di eccellenza. A partire dalla ricotta con la quale si preparano le cassatelle (cassatelle dolci e cassatelle salate, fritte o preparate come primo piatto con stufato di carne), dai formaggi, il cous cous, il gambero rosso. E poi ci sono i famosissimi pasticcini conventuali che si sfornano ancora oggi con grande amore e passione e che hanno come ingrediente principale, la regina della pasticceria siciliana, la mandorla. La pasticceria ericina ha origine dalle suore di clausura del Convento San Carlo le quali, per vivere, producevano dolci come la genovese ericina, i dolcetti di mandorla conventuali. Questa tradizione, è portata avanti dalle allieve delle suore e, passeggiando per le stradine strette di Erice, sentirne il profumo con l’acquolina in bocca, è praticamente inevitabile. Un’esperienza unica che solo questo borgo, per la sua conformazione e per la sua storia, può regalare. Da qualche anno, i ristoratori offrono la possibilità di provare non necessariamente una cucina “turistica” ma anche una cucina “povera” e più autentica. Per quanto riguarda il vino, troviamo la Erice DOC: Nero D’Avola, Syrah, Grillo, Catarratto e, sembra strano ma troviamo anche un Müller-Thurgau.
Erice è un concentrato di unicità e, come spiega Maurizio La Sala, Operatore turistico, è il luogo ideale per sperimentare nuove formule di esperienze di viaggio.
Erice è unica nel suo genere. La sua entità tutta medievale e la vista panoramica sulla provincia trapanese, permette di vedere una bellezza incomparabile. Occorre puntare su un turismo esperienziale legato non solo agli splendidi siti culturali, ma anche al turismo gastronomico, accompagnando il turista attraverso un percorso fatto di odori e sapori. Oltre al borgo, il visitatore può ammirare e scoprire bellissime pinete, boschi stupendi, scegliere il percorso trekking più adatto alle proprie esigenze. Intorno a Erice ci sono 110 km di percorso che arriva fino a valle. Una passeggiata spettacolare e panoramica vista Egadi e su tutto il versante est della provincia, fino alla punta nord più estrema con San Vito Lo Capo, anticipata da monte Cofano. Si trova a pochissima distanza dai vari punti d’interesse della zona, a circa 30-35 minuti dalle località balneari più famosi e dalle Egadi. L’ideale? Dopo un’escursione o una giornata al mare, tornare a Erice la sera, parcheggiare con facilità, arrivare in una delle tante strutture ricettive, cenare in uno dei ristoranti ericini e ripetere l’esperienza il giorno successivo. Erice è relax!
NATALE A ERICE…
“Per il Natale – ricorda Denaro – abbiamo in programma di proporre quello che ormai è diventato un brand ,ovvero la manifestazione EricèNatale. Per le vie del borgo vedrete tanti presepi, mercatini natalizi in Piazza della Loggia e Piazza San Giuliano, le botteghe di artigiani e commercianti aperte ai visitatori e che all’interno ospitano ciascuna un presepe particolare. A questo, si uniranno una serie di eventi musicali in piazza e all’interno della Chiesa di San Martino (gospel, musica classica e altro).”
VISITA IL SITO https://castellidisicilia.it/
https://www.comune.erice.tp.it/it