Apostolica Sedes Vacans – La Sede Vacante è anche sui social.

La Sede Vacante è anche sui social. E la morte del Papa si misura in follower
di Giuseppe Miccoli

La morte di Papa Francesco non ha solo aperto un nuovo conclave, ma ha segnato una nuova soglia simbolica nel rapporto tra la Chiesa cattolica e il potere comunicativo delle piattaforme digitali. I sei account @Pontifex su X – l’ex Twitter – hanno immediatamente mutato nome in “Apostolica Sedes Vacans”. Una formula latina che sa di antico, ma che oggi viaggia in fibra ottica, tra notifiche e retweet.

Non è solo un cambio di intestazione: è l’immagine plastica di una Chiesa che cerca di mantenere il controllo sulla propria narrazione, anche mentre il mondo ne celebra la perdita in forma di storie, caroselli e contenuti sponsorizzati. Il pontificato si chiude e i profili si fermano. Il Vaticano non parla più: attende, sospende, supervisiona.

Dietro l’apparente rispetto della prassi – già vista nel 2013 con la rinuncia di Benedetto XVI – c’è una consapevolezza nuova: i social non sono più solo canali di comunicazione, ma terreno di contesa narrativa, spazio di elaborazione collettiva, e spesso, terreno di propaganda. In poche ore, @Pontifex ha guadagnato 138 mila nuovi follower. La morte di un Papa è diventata anche un evento virale.

È il camerlengo, oggi, a vigilare non solo sul sigillo papale e sui beni della Chiesa, ma anche sull’identità digitale del pontefice defunto. Il lutto, un tempo ritualizzato in silenzio nelle basiliche, oggi è gestito con attenzione maniacale anche sulle piattaforme. L’account Instagram @franciscus, invece, resta attivo, forse per volontà di mostrare – anche nella morte – la dimensione iconografica di un Papa che ha fatto della comunicazione visiva un’arte pastorale.

Ma il vuoto non è solo liturgico. È culturale. La sospensione della voce ufficiale del Papa lascia spazio a mille altre voci. Alcune devote, altre violente, molte confusionarie. In questo caos di opinioni, la Sede Vacante diventa metafora di una Chiesa che fatica a governare la sua immagine in un’epoca post-moderna.

Papa Francesco aveva intuito tutto questo. Il suo pontificato ha fatto del linguaggio semplice, diretto, digitale, una forma di pastorale globale. E ora che non c’è più, anche i suoi canali si zittiscono, in attesa che un nuovo pontefice decida se riprendere la parola o riformulare il verbo.

Il dolore non si cancella. Ma oggi si programma. Si pianifica la comunicazione del lutto, si controllano le grafiche, si misura l’engagement. E la morte si scrolla via, un post dopo l’altro.

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