Area marina protetta di Capo Milazzo, tre secche interdette: i pescatori ricorrono al Tar
I pescatori dello storico borgo marinaro di Vaccarella sono intenzionati a presentare un ricorso al Tar contro il decreto del ministero dell’Ambiente istitutivo dell’Area marina protetta di Capo Milazzo. Monta la protesta dei pescatori di Vaccarella dopo la recente istituzione dell’Area marina protetta di Capo Milazzo (la settima in Sicilia) che ha portato la regione ad avere più aree marine protette d’Italia (seguita dalla Campania e dalla Sardegna dove ne sono state designate sei).
Da un lato il polo industriale con la raffineria Mediterranea dall’altro l’Area marina protetta appena istituita la cui perimetrazione ha chiuso le tre secche due di ponente e l’altra di levante ritenute essenziali per svolgere la loro attività. Nella prospettiva impraticabile di doversi trasferirsi a Messina o a Patti per poter lavorare, i pescatori di Milazzo chiedono la revisione delle rigide limitazioni dell’Area marina protetta che escludono anche la pesca sportiva e quella subacquea e in apnea.
Da giovedì 21 marzo, ovvero da quando è entrato in vigore il decreto che ha istituito l’Area marina protetta di Capo Milazzo, sottoponendo questo specchio d’acqua a precisi vincoli e divieti, si sono registrate numerose critiche da parte dei pescatori locali. La delimitazione delle aree sono state individuate nella perimetrazione approvata dall’Ispra e inserita nel decreto: la zona A si estende da “Palombaro” a “Punta Messinese” e prevede esclusivamente attività di ricerche scientifiche e visite subacquee guidate con il divieto di pesca; la zona B, che comprende la Secca Levante e la Baia di Sant’Antonio privilegia i pescatori professionisti e sportivi, una zona Bs, in prossimità di “Gamba di donna”, che comprende anche la Secca di Ponente e prevede dei vincoli; la zona C, da Punta Cirucco a “Testa dell’impiccato” che è area di riserva ma è accessibile a tutti.