Australia vieta i Social ai minori di 16 anni. Basterà a proteggere i più giovani?

Il 10 dicembre 2025 l’Australia ha ufficialmente vietato l’uso dei Social ai minori di 16 anni, obbligando le principali piattaforme a impedire la registrazione e la permanenza degli utenti più giovani. L’obiettivo è quello di tutelare i più giovani in una fase delicata dello sviluppo, riducendo l’esposizione precoce a un ambiente digitale sempre più pervasivo.
Ma vietare l’uso dei social basta davvero a proteggere i più giovani?
I social rappresentano solo una delle tante porte d’ingresso al mondo digitale. Gli smartphone — a prescindere dalle app installate — restano dispositivi potenti, capaci di esporre bambini e adolescenti a contenuti inadeguati e a forme di dipendenza meno visibili, ma altrettanto dannose.
Il ruolo delle famiglie e della scuola
Delegare tutto alle leggi e alle piattaforme significa sottrarre spazio all’educazione digitale, che dovrebbe partire innanzitutto tra le mura domestiche e continuare nei contesti scolastici, sensibilizzando i ragazzi sugli effetti di un uso eccessivo del digitale.
Pediatri come Antonio D’Avino, Presidente della FIMP, sottolineano l’importanza di un approccio costruttivo: più che demonizzare i social e la tecnologia, è fondamentale educare al suo uso corretto, promuovendo nei ragazzi consapevolezza e senso critico.
Per concludere…
L’Australia ha tracciato una rotta che altri Paesi potrebbero seguire. Il divieto però non può sostituire il dialogo tra genitori e figli, né l’educazione all’uso consapevole della tecnologia.
Proteggere l’infanzia digitale non si risolve solo con le barriere: occorre costruire ponti educativi, creare spazi alternativi e accompagnare i giovani nella scoperta del mondo, reale e virtuale, con strumenti e valori. Solo così potremo davvero parlare di un futuro più sano per le nuove generazioni.






