Alcuni operai già licenziati, altri in procinto di seguirli ed un’intera economia nella zona di Pachino a rischio collasso. E’ questo lo scenario in cui si muove l’azienda di itticoltura Acqua Azzurra Spa, dell’imprenditore catanese, Alfio Puglisi Cosentino, gravemente danneggiata dall’eccezionale mareggiata di febbraio scorso che ha distrutto l’80 per cento delle vasche in cui allevava il pesce, causando circa 15 milioni di danni.
Era l’unica azienda siciliana di itticoltura che in Italia forniva alla Plasmon i filetti di spigola e orata per gli omogeneizzati di pesce destinati ai neonati. Inoltre, L’azienda di itticoltura che operava tra Marzamemi e Portopalo, era l’unico impianto in Italia che, dalla nascita e fino al completo sviluppo del pesce da destinare al mercato, seguiva all’interno della struttura di Pachino tutta la filiera.
“La Regione – affermano i deputati Giorgio Pasqua (Ars) e Filippo Scerra (Camera) , che hanno fatto visita allo stabilimento – a quanto ci risulta non è che abbia brillato per celerità negli interventi. Sono a rischio cento stipendi, che, sottratti all’economia locale, possono decretare la morte del territorio. Non possiamo permetterlo, specie se si considera che questa azienda è un vanto siciliano ed un’eccellenza a livello nazionale”.
“Il governo regionale – affermano i deputati – deve fare di tutto per salvare questa azienda ed assicurare agli operai gli ammortizzatori sociali indispensabili in frangenti come questo. Sappiamo di una richiesta di stato di calamità naturale avanzata solo di recente dalla Regione e di un finanziamento che dovrebbe essere inserito nel collegato alla Finanziaria regionale, ma si tratta di poco rispetto agli sforzi che andrebbero fatti per tutelare un patrimonio del genere e le prospettive di vita di un centinaio di famiglie. Per quanto attiene al collegato, ad esempio, sappiamo benissimo che spesso è una sorta di rifugio del governo per sottrarsi alla proprie responsabilità e che i tempi della politica in Sicilia sono spesso eterni ed inconciliabili con le esigenze dei lavoratori. La Regione non ci dorma sopra”.