“Battaglia delle Egadi”, ritrovati reperti di inestimabile valore nei fondali di Levanzo
Il mare si dice che sia la “tomba” del mondo e le scoperte archeologiche, nell’ambito della campagna di ricerche subacquee, nel luogo della “Battaglia delle Egadi”, avvenuta pochi giorni fa, ne sono testimonianza.
Proprio nei fondali dell’isola di Levanzo, ad una profondità di 95 metri, sono stati recuperati, grazie al duro lavoro dei subacquei della GUE (Global Underwater Explorers), due rostri in bronzo (Egadi 12 e Egadi 13) che si aggiungono agli 11 già recuperati nel passato, e dieci elmi in bronzo del tipo Montefortino. L’operazione è stata realizzata grazie, anche, alla collaborazione della Soprintendenza del Mare.
Le ricerche effettuate nel corso di questa campagna hanno interessato un’area a forte presenza di emergenze rocciose sul fondale marino ed è stata scelta poiché più suscettibile di essere esplorata mediante immersione umana diretta, piuttosto che con apparecchiature elettroniche (side scan sonar e multibeam) più versatili nelle aree a fondo piatto e sabbioso.
Gli elmi sono quelli destinati ai militi romani, con un particolare estremamente raro di avere sulla sua sommità un elemento applicato in rilievo, che riproduce una pelle di leone in rilievo che sembra abbracciare la pigna centrale che ne orna la punta. Si tratta di un elemento unico nel panorama di tale classe di elmi. A nostra conoscenza esiste un altro elmo simile con un probabile uccello stilizzato applicato in analoga maniera sulla sommità.
I pretoriani, corpo istituito più di due secoli dopo da Augusto, erano soliti adornare il proprio elmo con una reale pelle di leone. Non si avevano esempi di tale insegna in epoca romano repubblicana. E’ probabile che tale decorazione sia riconducibile ad una città alleata di Roma, dove forte era l’influenza del mito di Eracle/Ercole che è spesso rappresentato con la pelle di leone sul capo. Oppure si potrebbe pensare ad un’insegna che indicherebbe un ruolo gerarchico nell’ambito dell’esercito romano. Si tratta di supposizioni preliminari, che dovranno essere vagliate ed approfondite nel corso degli studi che effettueremo per decodificare questi interessantissimi ed importanti segni del passato.
“Un risultato eccezionale – sottolinea il Soprintendente Sebastiano Tusa – sia sotto il profilo scientifico poiché aggiunge altri reperti, con caratteristiche assolutamente inedite, a quelli già noti e recuperati, che certamente potranno apportare nuovi dati tipologici, tecnici, epigrafici e storici. Queste ultime scoperte si sommano alle tante effettuate nel passato in questo tratto di mare tra Levanzo e Marettimo che hanno permesso di localizzare esattamente il sito in cui si combatté una delle più grandi battaglie navali dell’antichità per numero di partecipanti. Parliamo di circa 200mila, tra i Romani e i Cartaginesi, – ha aggiunto Tusa – capeggiati da Annone che, oltre a chiudere in favore dei primi la lunga e lacerante Prima Guerra Punica, sancì la supremazia di Roma su Cartagine. Sono tornati alla luce autentici frammenti di storia antica in forma di tredici rostri bronzei di antiche navi da guerra, diciotto elmi bronzei, centinaia di anfore e reperti di uso comune”.
Invece, per quanto riguarda il rostro Egadi 13 è di grande rilevanza, poiché presenta un’iscrizione punica sulla guaina superiore. Si tratta del secondo rostro con iscrizione punica finora recuperato (l’altro era il rostro Egadi 3) e , quindi, sarà di grande aiuto per aumentare le nostre conoscenze sulla battaglia quando l’iscrizione sarà decifrata dopo il restauro. Il rostro Egadi 12, è diverso dagli altri finora rinvenuti, poiché presenta una decorazione su entrambi i lati di grande pregio artistico. Ha, infatti, una decorazione che costituisce l’impugnatura di una spada, che si collega alla lama centrale del rostro, e dalle appendici a testa di uccello che ornano la parte iniziale delle due lame superiore e inferiore.
Decorazione che si può vedere solo nel rostro di Acqualadroni, recuperato alcuni anni fa nelle acque di Capo Rasocolmo a Messina e, attualmente, esposto nella città dello Stretto. Tale fregio consentirà l’individuazione della zona di provenienza del rostro, grazie ad un’analisi iconografica che verrà condotta a restauro terminato. Anche il rostro Egadi 12 presenta un’iscrizione sulla guaina superiore, ma al momento non si è potuto identificarne la natura.