Bullismo e cyberbullismo: servono regole sui social e più spazio alla scuola per educare alla socialità

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Oggi, 7 febbraio, si celebra la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, ma i dati ci ricordano che siamo ancora lontani dal risolvere il problema. Secondo l’ultima indagine HBSC Italia 2022, il bullismo colpisce soprattutto i più giovani, in particolare tra gli 11 e i 13 anni, con una maggiore incidenza tra le ragazze. Il fenomeno del cyberbullismo, invece, è in preoccupante crescita e riguarda già il 21,1% delle bambine e il 17,2% dei bambini di 11 anni. Tra i 13enni e i 15enni la percentuale diminuisce, ma resta allarmante.

Questi numeri non possono essere ignorati. Il digitale è ormai parte integrante della vita dei più giovani, ma non possiamo più permettere che siano i social media a dettare le regole della loro crescita. In molti Paesi sono state introdotte misure restrittive per proteggere i minori: in Cina, ad esempio, il tempo di utilizzo delle piattaforme è limitato, mentre i contenuti proposti ai ragazzi sono educativi e controllati. Anche in Francia si sta discutendo di leggi per vietare l’uso dei social ai più piccoli, mentre in Italia il dibattito è ancora troppo debole.

Regolamentare l’accesso ai social per bambini e adolescenti non significa privarli di strumenti utili, ma proteggerli da dinamiche pericolose. Non possiamo continuare a delegare la loro educazione agli algoritmi di piattaforme che hanno come unico obiettivo il profitto. Servono leggi chiare per limitare l’uso dei social in età precoce e più spazio alla scuola per costruire un modello di socialità sano. L’educazione deve tornare ad avere un ruolo centrale nella crescita dei ragazzi, insegnando loro a gestire le relazioni nella vita reale prima di essere lasciati soli in un mondo virtuale privo di regole.

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