Il Buon Samaritano digitale

Nel mondo veloce dei social, dove l’attenzione dura meno di uno scroll, parlare di parabole sembra un anacronismo. Eppure, il Dicastero per la Comunicazione lo ha fatto, rileggendo il Buon Samaritano come metafora di una presenza online capace di fermarsi e ascoltare.
Il richiamo è forte: non basta postare, bisogna prendersi cura. In un ecosistema digitale dominato da algoritmi e like, l’empatia diventa atto rivoluzionario. Significa rispondere a un commento con attenzione, dare spazio a storie marginali, non lasciare indietro chi non ha voce.
Il Buon Samaritano dei social non accumula follower per vanità, ma costruisce relazioni autentiche. Non scrolla via il dolore altrui, ma si ferma, lo vede, e agisce. È un’etica comunicativa che scardina l’idea di community come “audience” e la restituisce al suo significato originario: comunità.
In fondo, la vera misura dell’influenza digitale non è la portata di un post, ma la profondità di un legame.
Giuseppe Miccoli