Canale di Sicilia, gli ambientalisti: “In atto una strage di squali”
Il coronavirus, il lockdown e le misure restrittive non sembrano fermare la pesca degli squali nel braccio di mare che separa la Tunisia dalla Sicilia.
A dare l’allarme è l’associazione ambientalista tunisina Houtiyat, che ha denunciato la cattura di decine di grossi squali.
L’associazione ambientalista, che si occupa di studio e ricerca legati alla fauna marina, e Tuniplus, pagina web di informazione, hanno pubblicato le immagini dell’ennesima strage di squali andata in scena nelle acque del Mediterraneo che bagnano Kelibia, località costiera della Tunisia a nord di Hammamet di fronte alla costa siciliana di Mazara del Vallo.
Nelle immagini, decine di grossi squali sono allineati sul porticciolo dai pescatori. Sembrerebbero diversi esemplari di squalo capopiatto, Hexanchus griseus, e probabilmente di cagnaccio, Odontaspis ferox.
Entrambi gli esemplari sono inseriti nella lista IUCN delle specie minacciate, confermando il declino della popolazione e anche il declino degli habitat e della pressione antropicala. Proprio per questo sono classificate come specie “prossime alla minaccia” e dovrebbe essere imposta la “tolleranza zero” sul numero di catture anche accidentali.
Questa ennesima strage evidenzia che servono azioni coordinate dei Paesi europei per sensibilizzare i Paesi africani del Mediterraneo, visto l’assenza di leggi ad hoc, a prendere azioni immediate e concrete per bloccare la pesca e il commercio delle specie più a rischio.
Il Mar Mediterraneo è uno dei mari più sfruttati al mondo e queste azioni non tengono conto dell’aumento di rischio di una “cascata trofica”. Quest’ultime sono potenti interazioni indirette che possono controllare e danneggiare interi ecosistemi e si verificano quando viene soppresso un livello trofico in una rete alimentare.