Capo d’Orlando, identificato relitto navale del IX secolo

E’ stato identificato dopo 4 anni il relitto di una nave che giace in pochi metri d’acqua davanti alla spiaggia di San Gregorio, nel comune di Capo d’Orlando. 
La nave è stata segnalata per la prima volta nel 2019 dal subacqueo messinese Carmelo La Monica ed è stata oggetto di indagine da parte dei subacquei della Soprintendenza del Mare nello stesso anno. La ricostruzione storico-documentale e i successivi rilievi subacquei, necessari per l’identificazione del relitto, si deve all’istruttore subacqueo Giuseppe Condiporero Marchetta.
Si tratta del Piroscafo a ruote a propulsione mista vapore/vela tipo Schooner “Marco Polo”, di 338 T., dimensioni 65,5 x 7.4 x 5,75 m., costruito da William Simons & Co. ltd a Renfrew in Scozia e varato il 09 Apr. 1863. Dopo avere fatto parte della flotta Florio, il “Marco Polo” passò nel 1881 alla Navigazione Generale Italiana di Palermo, sotto la quale avvenne il sinistro marittimo che ne determinò l’affondamento, il 21 Dicembre 1884. In quel giorno, presso il promontorio di Capo d’Orlando, da giorni imperversava mare agitato e forti venti dal I e IV quadrante, condizioni pericolosissime per la navigazione, soprattutto per le particolari condizioni morfologiche della zona (basso fondale, scogliere e scogli semi-sommersi). In rotta verso Messina, non riuscendo a doppiare Capo Calavà per il mare grosso, il “Marco Polo” virò a 180° per mettersi alla fonda appena fuori l’approdo di San Gregorio, ma non riuscì a frenare l’abbrivo verso costa, anche a causa della scarsa spinta delle ruote a pale e urtò il fondo squarciando la chiglia sotto la linea di galleggiamento: l’allagamento della sala macchine mise fuori uso le caldaie a vapore e a quel punto, neanche i tentativi di alleggerire la nave sbarcando materiale e l’intervento di due rimorchiatori giunti da Milazzo, riuscirono a salvarla.
Oggi il relitto giace su un fondo sabbioso tra 4 e 6 metri di profondità, smantellato in buona parte durante la I guerra mondiale e negli anni 30, ma è tuttora ancora ben visibile in assetto di navigazione con la prua rivolta verso Est: di quest’ultima é evidente il tagliamare, gli occhi di cubia, una grossa catena e l’ancora di tipo Ammiragliato. Sono visibili inoltre, in alcuni tratti, l’interno dei vani inferiori e le costole della chiglia, a metà nave la parte meccanica di una delle ruote a pale collegata alla murata dello scafo, che si eleva per circa 3 metri e, fra paratie collassate e detriti, numerosi oblò con vetri e oscuranti.

Potrebbero interessarti anche...