Il caso SEC: l’hackeraggio che ha scosso Bitcoin

Il caso SEC: l’hackeraggio che ha scosso Bitcoin
di Giuseppe Miccoli
Il 9 gennaio 2024, per alcuni minuti, il mercato delle criptovalute ha vissuto una delle sue consuete, e sempre più frequenti, montagne russe. Stavolta, però, la scossa è arrivata da un luogo insolito: la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti. Il profilo ufficiale della Commissione su X (ex Twitter) è stato hackerato. Sull’account è comparso un annuncio falso: la tanto attesa approvazione degli ETF spot su Bitcoin sarebbe finalmente arrivata.
Il messaggio ha scatenato il panico e l’entusiasmo degli investitori: nel giro di pochi minuti, il valore di Bitcoin è schizzato verso l’alto, registrando rialzi improvvisi e consistenti. Chi aspettava da tempo il via libera della SEC ha interpretato il post come la conferma ufficiale di una svolta storica per la legittimazione istituzionale delle criptovalute.
Poco dopo, però, la stessa SEC ha smentito: nessun ETF era stato approvato e il messaggio era frutto di un attacco informatico. Il danno era già fatto. I mercati hanno immediatamente invertito la rotta, cancellando i guadagni momentanei. Un lampo di speculazione durato meno di un’ora.
L’episodio ha avuto due effetti immediati. Da un lato, ha mostrato ancora una volta quanto il mercato crypto resti estremamente sensibile alle informazioni — vere o false — e quanto la rapidità delle piattaforme social possa amplificare ogni notizia in tempo reale. Dall’altro, ha acceso i riflettori sulla vulnerabilità persino di enti di vigilanza come la SEC, teoricamente dotati dei massimi standard di sicurezza informatica.
L’indagine avviata internamente dall’autorità americana dovrà chiarire come sia stato possibile violare un account così strategico. Intanto, per il mercato crypto l’episodio rappresenta l’ennesima dimostrazione della sua fragilità strutturale, in bilico costante tra innovazione e rischio, informazione e manipolazione.