Quando i social accompagnano la vita e la morte: il caso di Cecè

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Apprendiamo con profonda tristezza della scomparsa di Cesare “Cecè” Zambon, un bambino che ha combattuto con straordinario coraggio contro una grave malattia. La sua storia, condivisa attraverso la pagina Facebook La storia di Cesare, ha toccato profondamente molti di noi, mostrando la forza e la resilienza di un’anima giovane di fronte a sfide inimmaginabili.

In un post recente, la madre di Cecè ha espresso il dolore per la perdita del suo “biondino”, evidenziando quanto la malattia abbia sottratto a lui e alla famiglia. La comunità si stringe attorno alla famiglia Zambon in questo momento di lutto, ricordando l’impatto che la breve vita di Cecè ha avuto su tutti noi. La sua storia continuerà a ispirare e a ricordarci l’importanza della ricerca e del sostegno alle famiglie colpite da malattie gravi.

Che il piccolo Cecè possa riposare in pace, e che la sua famiglia trovi conforto nel ricordo del suo sorriso e della sua forza.

Per anni abbiamo seguito la sua storia, ci siamo emozionati guardando le stories, abbiamo commentato, sostenuto, condiviso il dolore e la speranza di una famiglia che ha scelto di raccontarsi. Oggi ci stringiamo nel dolore per la sua scomparsa.

Ma noi, da social media manager, da giornalisti, ci chiediamo: è giusto raccontare tutto questo sui social? È giusto condividere le sofferenze di un bambino, mostrarne gli sguardi, le giornate difficili, il dolore della sua famiglia?

Forse, per una volta, non vogliamo pronunciarci. Forse perché qualcuno di noi è un genitore. Forse perché quei commenti, quelle interazioni, quelle parole di conforto hanno dato forza alla sua mamma e alla sua famiglia. Perché i social, nel bene e nel male, trascinano, accompagnano, diventano una strada parallela alla nostra vita.

Se esiste la necessità di raccontare anche questo, che si faccia. In un’epoca in cui i social vengono usati per scopi ben peggiori, la condivisione della lotta di un bambino e del coraggio di una famiglia può servire a ricordarci di amare la vita, di apprezzare ogni istante, di riscoprire il valore della connessione umana.

Come quando seguiamo qualcosa e quel qualcosa finisce, con la morte di Cecè finisce anche una storia che ci ha toccato tutti. Ma al di là di ogni riflessione sul racconto della malattia, su cosa sia giusto o sbagliato condividere, resta una sola verità: quella di un bambino che non c’è più. E questa è l’unica cosa che conta davvero.

📌 Il post su Instagram che racconta la sua storia: Instagram

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