Censura nell’IA cinese DeepSeek: tra limiti e propaganda

L’intelligenza artificiale cinese DeepSeek ha attirato milioni di utenti, ma presenta rigidi meccanismi di censura. Un’analisi condotta da Il Fatto Quotidiano ha dimostrato come il chatbot eviti domande su argomenti sensibili per il governo di Pechino.

“Se chiedi di Tiananmen o degli Uiguri, la risposta è sempre la stessa: ‘Questo argomento va oltre il mio ambito. Parliamo di qualcos’altro'”, ha spiegato un esperto di tecnologia intervistato. Questo avviene grazie a un sistema di ‘guard rail’, progettato per bloccare contenuti non conformi alla linea ufficiale cinese.

Su temi geopolitici come Taiwan e Hong Kong, DeepSeek segue la narrativa di Pechino, ribadendo che l’isola è “parte inalienabile della Cina” e giustificando le restrizioni sui movimenti democratici. Tuttavia, alcuni utenti hanno scoperto modi per aggirare la censura, sostituendo lettere con numeri nelle domande.

Questo solleva interrogativi sulla libertà d’informazione e sul ruolo delle IA nella diffusione della propaganda.

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