Concessioni balneari: l’andamento lento della legge di riordino
La settimana scorsa la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge delega per “la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni balneari marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo”. L’iter legislativo procede adesso al Senato. Successivamente il governo dovrebbe essere autorizzato a intervenire riordinando il settore. Mascherato, neanche più di tanto, c’è il rischio di un periodo di transizione all’interno del quale si articoleranno, inevitabilmente, gli strumenti di altre proroghe.
Un percorso in fondo a ostacoli quello che caratterizza l’ambizioso progetto di legge al termine del quale verranno ridefiniti parametri e criteri delle procedure di assegnazione. I concessionari dovranno garantire la massima trasparenza sull’entità dei canoni concessori.
La sovrapposizione tra regole e normative europee e gli strumenti nazionali e regionali rischia l’implosione. Tra queste la direttiva Bolkestein che promuove la tutela dei consumatori, l’assicurazione professionale, la risoluzione delle controversie, la collaborazione tra autorità nazionali e la creazione di codici di condotta, ma al tempo stesso si pone paletti chiari nel campo dei servizi. In materia di lidi la tempistica tassativa dell’adeguamento chiesto dall’Unione europea, dovrebbe determinare una vasta accelerazione, anche alla luce del provvedimento votato alla Camera.
Nell’ottobre 2008, infatti, due anni dopo l’approvazione della Bolkenstein, l’Antitrust aveva segnalato che le norme italiane sul rinnovo delle concessioni demaniali marittime violavano la concorrenza.
Nel 2009 la Commissione Europea aprì una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Per superare le contestazioni, con la legge comunitaria 2010 venne eliminato il meccanismo del rinnovo automatico di quelle scadenza e si delegò il Governo ad adottare un decreto legislativo per il riordino della legislazione.
Nel 2012 la Commissione archiviò la procedura d’infrazione.