Da Valkyrie III a Luna Rossa: il filo rosso che unisce la vela siciliana all’America’s Cup
Non solo sport, ma anche tanta storia e tradizione: in una sola parola America’s Cup.
Luna Rossa continua a far sognare tutti gli appassionati della vela. L’AC75 italiana, con il guidone del Circolo della Vela Sicilia e tra i timonieri il palermitano Francesco Bruni, ha strappato la finale della Louis Vuitton Cup. L’imbarcazione si è aggiudicata l’ottava regata ai danni degli statunitensi dell’American Magic, mettendo fine alle serie per 5-3.
Anche quest’anno, dunque, è presente tanta Sicilia nella competizione velistica più antica e prestigiosa al mondo. Per Luna Rossa, che se la vedrà con l’Ineos Britannia, sarà la quinta finale nel torneo riservato agli sfidanti: il team vincitore affronterà poi il defender, ovvero l’Emirates New Zealand.
“Con il team inglese ci siamo già scontrati nelle regate precedenti, nelle qualifiche. Entrambi i team hanno vinto due volte, per cui sarà una bella lotta. Chi vincerà sfiderà a metà ottobre Team New Zealand, il detentore della Coppa America. È difficile fare pronostici. Le barche sono molto simili e i valori degli equipaggi sono veramente ad altissimo livello“. A raccontarci le sensazioni a pochi giorni dalla finale è Gabriele Bruni, coach palermitano fresco dell’oro conquistato alle Olimpiadi di Parigi con Ruggero Tita e Caterina Banti, campioni del Nacra 17. “A confortare – aggiunge – sono le sensazioni positive a bordo di Luna Rossa. L’impressione è che vada molto bene e sembra che sia finalmente una barca veloce rispetto alle passate edizioni“.
Il particolare legame che stringe l’Isola e l’America’s Cup ha radici ben più profonde e risale al 1895. Il merito va riconosciuto a una delle famiglie più influenti in Sicilia e non solo: i Florio.
Un’eredità immensa tra moda, arte e tendenze innovative e rivoluzionarie. I Florio, giusto per portare alcuni esempi, riscrissero il modo di fare industria e impresa, spaziando dai vini alle tonnare, dall’attività nel settore degli zolfi alle compagnie di navigazione. Ma non solo. Una delle maggiori passioni fu certamente lo sport. Il primo pensiero va all’automobilismo e alla Targa Florio, ma i Florio, in particolar modo Ignazio Florio e Vincenzo Florio Junior, portarono avanti e coltivarono la passione per la vela, tanto da riuscire a possedere in quegli anni la più grossa flotta di yacht privati al mondo.
Ma qual è il nesso tra i Florio e l’America’s Cup? A spiegarcelo è stato l’imprenditore Chico Paladino Florio. Da anni impegnato nella raccolta e nella costruzione di un vasto archivio che possa dare il giusto lustro, riconoscimento e splendore all’estro, alla creatività e al genio della famiglia. Un lavoro articolato, ma che ha permesso di risalire ad alcuni aneddoti e riportare alla luce dettagli davvero particolari. Uno di questi riguarda proprio l’America’s Cup. Le imprese in queste settimane di Luna Rossa hanno riesumato un vecchio e lontano ricordo: il Valkyrie III.
Il Valkyrie III era un maestoso cutter realizzato nei cantieri inglesi. Un’imbarcazione disegnata per avere grande velocità, moderna per quei tempi e tecnologicamente considerata all’avanguardia. Era in acciaio, e non in legno come di consueto, e dunque con la possibilità di sopportare maggiori carichi di pressioni sulle vele.
“Valkyrie III fu acquistato dai Florio e divenne parte della loro collezione. La portarono a Palermo e sapendo dell’America’s Cup la inviarono negli Usa per gareggiare“. Inizia così il racconto di Chico Paladino Florio che è riuscito a mettere insieme i pezzi di questa magica pagina del passato, ripercorrendo così quella che fu la regata del 1895, grazie ai documenti ricevuto dal comitato Coppa America negli Usa.
Come si apprende, quello tra il Valkyrie III e il defender americano fu un avvincente testa a testa che si trascinò fino all’ultima regata, dove i colpi di scena non mancarono: “Durante la pre-partenza – spiega Chico Paladino Florio – il Valkyrie III e il defender veleggiavano tra sottovento e sopravento, ciascuno cercando di ottenere una posizione vantaggiosa. Fu in quel frangente critico che il Valkyrie commise un errore fatale, colpendo il defender e rompendo le proprie sartie di tribordo. Nonostante il danno subito, continuarono la regata mentre gli americani sportivamente decisero di non protestare ufficialmente e la gara continuò. Il Valkyrie riuscì comunque a sorprendere tutti e tagliare il traguardo in testa, con un tempo compensato che lasciò tutti senza fiato. Il defender non protestò e riconobbe la sconfitta, senza ricorrere al ricorso, ma il comitato della Coppa America, inflessibile e severo, decretò la squalifica del Valkyrie a causa del fallo, respingendo ogni tentativo di appello o ripetizione della gara. Così, il sogno di portare a casa il prestigioso trofeo si infranse“.
Un episodio che lascia ancora oggi l’amaro in bocca e che, seppur con dinamiche differenti e un epilogo diverso, ricorda il cammino in semifinale di Luna Rossa: “Luna Rossa – spiega Chico Paladino Florio – ha avuto dei problemi di salto di vento. Contro gli americani si sono giocati la vittoria in questo testa a testa appassionante. La seconda, dove probabilmente Luna Rossa avrebbe vinto, ha avuto un incidente: si era rotto il carrello della randa e non ha potuto continuare la regata e gli americani hanno vinto. Questo incidente e l’ampio distacco ricordano in un certo senso il Valkyrie“.
Ora, però, si torna al presente. La tenacia, lo spirito la forza d’animo del Valkyrie potranno certamente essere d’ispirazione per Luna Rossa. Si tornerà a gareggiare nelle acque di Barcellona da giovedì 26 settembre e la voglia di riscattare l’ultima finale persa nel 2021, proprio contro l’Emirates New Zealand, è tanta.
“Sono barche costruite un po’ come le macchina di Formula 1, molto tirate, e – spiega Gabriele Bruni – purtroppo piccoli problemi potranno sempre esserci. Vale per entrambi. Quello che abbiamo visto è stato un caso, si è rotto un pezzo che non si era mai rotto in vent’anni di attività. Quindi speriamo che la dose di sfortuna sia passata. Il team Luna Rossa è molto preparato e che ha tutte le carte in regola per vincere, poi bisognerà giocarsela in mare. Il primo step è battere gli inglesi“.