Elefanti nani e cannoli 4.0: Carini, un’eccellenza oltre la Baronessa | GUARDA IL VIDEO
ARTICOLO DI MARIANNA GRILLO
Migliaia di anni fa in Sicilia o, per meglio dire a Carini, alle porte di Palermo, esistevano gli elefanti nani. Oggi, oltre a incuriosire esperti e studiosi da tutto il mondo, incantano i visitatori del Museo di Geologia “G. G. Gemmellaro” a Palermo. Uno di questi, infatti proviene proprio dalla Grotta dei Puntali di Carini. Il territorio di questo comune non è solo ricco di siti archeologici di livello e aree naturalistiche protette ma, è anche un luogo unico in cui, le bellezze del paesaggio si coniugano a storia, cultura, eccellenze enogostronomiche e importanti realtà artigianali e imprenditoriali.
Carini sorge su una collina a 162 metri sul livello del mare, è circondata dalla catena dei monti Ericini e dista circa 26 Km da Palermo. Famoso e suggestivo, il Castello La Grua Talamanca. L’imponente fortezza medievale, simbolo della città, oltre a custodire i misteri della Baronessa di Carini è il punto di partenza del nostro viaggio alla scoperta delle eccellenze del territorio.
UN PO’ DI STORIA…
Nel 1072, il conte Ruggero assegnò la baronia di Carini a Rodolfo Bonello. Fu quest’ultimo a edificare alla fine del sec. XI una “fortezza”. Nel 1154, a testimoniare l’esistenza di questa costruzione, è anche il geografo arabo Idrisi. Nel periodo angioino la signoria della città fu affidata a Palmerio Abbate, la cui famiglia rimase al potere fino al regno di Martino I. Nel 1397 arrivò il catalano Umbertino La Grua, il cui titolo venne ereditato dalla figlia Ilaria, che andò in sposa a Gilberto Talamanca. Nacque in questo modo la dinastia Talamanca-La Grua che mantenne la baronia di Carini fino al XIX secolo.
L’inizio del XV secolo segnò un periodo di risveglio e di benessere per tutto il territorio. Sorsero molte costruzioni attorno al castello e ville nelle aree limitrofe, fiorì l’architettura laica ed ecclesiastica, il commercio e l’agricoltura. Nacque così, fra le altre, la borgata di Villagrazia. Nel 1563, con la morte di Laura Lanza di Trabia, moglie di Vincenzo II La Grua, uccisa per mano del padre Don Cesare Lanza, si aprì un capitolo destinato ad affascinare contemporanei e generazioni future. L’evento rimase nella memoria popolare come “L’amaro caso della baronessa di Carini”, tramandato prima dai cantastorie e poi sul grande e piccolo schermo con sceneggiati e miniserie televisive.
Nonostante la forte identità basata sull’agricoltura, in particolare sulla produzione di agrumeti, la seconda metà del Novecento vede Carini tra le poche protagoniste dell’industrializzazione siciliana.
Con il docente Salvatore Giammanco, scopriamo quali sono le particolarità storico-culturali di Carini e del suo territorio.
Carini è un territorio ampiamente interessante dal punto di vista storico artistico e il castello ne è la cerniera sia fisica che storica perché, è proprio intorno al castello che si è sviluppato il centro storico. Dal rapporto tra potere nobiliare e religioso si è arrivati a uno sviluppo ampio e interessante all’interno del quale ci sono testimonianze artistiche e storiche di primo rilievo. Il castello ovviamente la fa da padrone, sia per quanto riguarda la sua struttura e architettura, sia perché è il simbolo stesso della storia più famosa e misteriosa del comune, quella della Baronessa di Carini. La storia del territorio carinese, ha origini molto più antiche con un lungo percorso che, dalla preistoria arriva fino ai giorni nostri. A partire dalle grotte che testimoniano la presenza dell’uomo primitivo e che offrono testimonianze paleontologiche e rappresentazioni rupestri di primo livello. Ad esempio, il famoso elefante nano del Museo Geologico Gemmellaro di Palermo, proviene proprio da Carini. Da sottolineare poi la presenza dell’antica civiltà romana con l’importante insediamento di San Nicola in cui, attualmente, si stanno svolgendo degli scavi. Questi, non solo dimostrano la continuità abitativa in quel sito ma indicano il fatto che, una volta distrutto e abbandonato, portò al trasferimento della popolazione nel luogo dove si trova il castello. Da quel momento in poi, Carini conobbe un periodo di grande sviluppo: l’arte rinascimentale in primis per poi arrivare alla magnificenza dell’arte barocca dei Serpotta o comunque di scuola serpottiana (pensiamo all’oratorio del Santissimo Sacramento o all’oratorio della Chiesa di Maria Santissima degli Agonizzanti). Altra caratteristica del territorio, la presenza di una delle più importanti catacombe paleocristiane. Si trovano nella parte bassa del carinese e, negli ultimi venti anni, stanno restituendo testimonianze di grandissimo valore storico che pongono Carini al centro delle principali vicende storiche del circondario di Palermo. Dal punto di vista paesaggistico, è interessante la riserva del Bosco di Santa Venera. Un bosco ricco di vegetazione e di scorci panoramici sul golfo di Palermo caratterizzato dalla presenza al suo interno di una vasta necropoli in località Manico di Quarara. Meta di escursioni e ideale per gite e trekking, in questo territorio si intersecano direttive stradali che ripercorrono percorsi dove troviamo testimonianze del periodo elimo e poi greco.
Carini è ricca di eccellenze gastronomiche. In particolare, la tradizione dolciaria, negli anni, è riuscita a coniugare tradizione e innovazione. A spiegarlo, il ristoratore Gaetano Lancia e l’imprenditore Massimo Carollo.
La maggior parte dei dolci carinesi, sono a base di mandorla siciliana. Si tratta di prodotti semplici ma buonissimi fatti con zucchero, albume uovo, miele, buccia di limone e decorati in diversi modi, dalla ciliegia al pistacchio. Una caratteristica del dolce tipico carinese vede l’aggiunta di pan di spagna e farina con aroma mandorla e vaniglia. Anche a Carini, si è diffusa con successo, la produzione di panettoni tradizionali realizzati artigianalmente. Un tripudio di sapori e golosi abbinamenti: cioccolato, cioccolato e pera, pistacchio, frutti di bosco, lamponi e cioccolato. E se gli agrumi sono uno dei prodotti più rappresentativi del carinese, poteva forse mancare un panettone a tema? Certo che no! Fatto con un mix di farine , lievito madre, canditi di limone e arancia e una pasta al mandarino, questo panettone di Carini può essere accompagnato con limoncello(realizzato oggi nella zona industriale con limoni del territorio), passito o moscato siciliano. Una curiosità? In tempi non troppo lontani, la stazione di Carini era un indotto in cui venivano portati gli agrumi che poi una volta lavorati, venivano spediti con i vagoni ferroviari in tutta Europa. E proprio sulla materia prima, sul limone di Carini, c’è una piccola storia che però dà la misura della qualità di questo agrume. Un tempo, altri produttori del settore, con le stampe a carbone, mettevano “prodotto a Carini” anche se, non era prodotto a Carini!
Da qui, l’importanza di esportare il Made in Sicily, coltivato a Carini e lavorato dalla maestria carinese, oltre i confini. A dare una spinta all’economia del territorio, il turismo anche quello cinematografico che a fini anni ’70 portò in città attori, curiosi, viaggiatori da tutto il mondo. Una miriade di gente, comprava entusiasta cannoli e cassate: dolci normalissimi per un siciliano ma specialità uniche per chi non lo era. Questa consapevolezza è il motore per un una nuova visione imprenditoriale che porterà la gastronomia siciliana non solo nel resto d’Italia ma, in alcuni casi, in Europa e oltreoceano, in America. Così, piatti inconfondibili come la pasta al forno, la pasta con le sarde, le crocchette alla palermitana “i cazzille”, la caponata, insomma, la cultura del pasto siciliano, viaggia per il mondo. Una voglia di fare impresa che non si esaurisce nemmeno con il Covid consapevoli che l’innovazione crea occupazione. A questo proposito, i cannoli che prima si potevano gustare solo espressi, oggi con la surgelazione possono essere conservati fino a un anno. Carini ha tutto: mare, terra, montagna, cibo, ha tanta storia. Il turismo, che passa dalla conoscenza e dalla valorizzazione del territorio insieme a una politica attiva, può essere un volano per Carini.
NATALE A CARINI…
Con l’imprenditrice Giusy Musso, scopriamo le iniziative in programma per le feste natalizie del 2021.
“Per Natale abbiamo pensato di presentare un progetto sul turismo esperienziale che serve a valorizzare il castello e il borgo medievale, considerato un unicum dell’Italia meridionale. Questo progetto coinvolge tutta la popolazione ed è una cosa importantissima. Si vedrà il borgo animato da tantissime persone. Tutti diventeranno attori e promuoveranno le arti e i mestieri che oggi stanno scomparendo ma che una volta erano l’attività primaria del territorio. Sarà un’occasione per conoscere e gustare i prodotti tipici carinesi: fichi secchi, miele di fichi secchi (che non ha storia in Sicilia ma si trova solo a Carini), i pomodori secchi, “u strattu”. Ci sarà spazio anche alla creatività con delle varianti proposte dai ristoratori impegnati in cooking class. In particolare, con queste iniziative, vogliamo valorizzare l’artigianato femminile. A Carini, tante ragazze stanno seguendo le orme dei nonni e stanno portando avanti le loro piccole attività. Lo scopo è quello di promuovere le arti che un tempo facevano la differenza. Servirà per creare delle piccole imprese nel territorio e far ripartire il nostro tessuto commerciale e produttivo.”
https://www.comune.carini.pa.it/hh/index.php