Fermo biologico per il gambero rosso, i pescatori siciliani comprano in Tunisia

Sui pescatori siciliani al collasso, con le marinerie di Sciacca, Mazara del Vallo, Lampedusa che chiedono sostegno per andare avanti, si è pure abbattuta la tegola dello stop alla pesca del gambero rosso vietata fino al 5 settembre dal ministero dell’Agricoltura, ma che prosegue nel Nord Africa.

All’Ansa, l’armatore Mimmo Asaro guarda il suo motopesca ‘Osiride’ ormeggiato ‘forzatamente’ al porto nuovo di Mazara del Vallo per il fermo biologico e dice: “Il peschereccio è come un figlio e, anche quando è fermo in banchina, veniamo ad accudirlo“. Il suo nuovo motopesca porta il nome di quello che nel ’96 i libici gli confiscarono, costringendo lui a tre mesi di galera. Mimmo Asaro, come altri pescatori di Mazara del Vallo, è un miracolato dalla guerra del gambero rosso che da anni si combatte nel mar Mediterraneo.

Da un lato i mazaresi e dall’altro i paesi africani che, in questi anni, hanno acquisito professionalità in questo tipo di pesca. Il crostaceo pescato nel Mediterraneo finisce sulle tavole del mondo e i mazaresi sono stati pionieri in questa pesca che si fa con chilometri di cavi d’acciaio e reti a strascico che scendono giù sino a 800 metri di profondità. Solo il comparto del gambero rosso a Mazara del Vallo fa più della metà del fatturato dell’intera flotta: 239 motopesca iscritti al registro della Capitaneria di porto della città, 82 praticano solo la pesca del gambero rosso di profondità, 60, invece, sono quelli che dichiarano pesca per il gambero viola.

In questi giorni del festino di San Vito tutti i motopesca sono in porto per ‘scontare’ il fermo biologico: dal 7 agosto e sino al 5 settembre l’Unione europea impone lo stop alla pesca negli areali GSA 12-16 del Mediterraneo (quelli di fronte la Sicilia), spazi in acque internazionali che tradotti in quote significano 800 tonnellate di gambero rosso da poter pescare nell’arco di un anno.

Il motivo del fermo biologico è quello di ridurre lo sforzo di pesca, ma se gli italiani dobbiamo rispettarlo, i nostri dirimpettai africani non fanno altrettanto – dice Asaro – Se a noi italiani impongono di fermarci questo dovrebbe valere anche per i pescatori tunisini che, invece, stanno continuando a pescare il crostaceo navigando negli areali a noi autorizzati“.

In queste settimane, i commercianti mazaresi hanno mandato i camion frigo a Tunisi per caricare il gamberone pescato dai tunisini e farlo arrivare a Mazara per metterlo sul mercato. Un paradosso. Regole diverse pur giocando nello stesso campo.

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