Freno dall’Ue per l’uso della pesca a strascico contro il granchio blu: “Studio della Commissione arrivi in tempi brevi”

Fermare l’avanzata del granchio blu favorendo l’uso della pesca a strascico. Un’idea portata avanti in questi mesi ma che potrebbe già vedere la sua corsa arrestarsi. Non sono infatti passate inosservate le parole del commissario europeo per l’Ambiente e il Mare, Virginius Sinkevicius, secondo il quale è vero che esistono  circostanze eccezionali che possono prevedere deroghe ai divieto di pratiche considerate dannose per ambienti ed eco-sistemi marini, ma non sarebbe appunto il caso del crostaceo.

Sinkevicius ha rassicurato sottolineando come “la Commissione segue da vicino gli sviluppi della diffusione del granchio blu nel Mediterraneo e nel mare Adriatico” ma essere invasi da specie aliene non è motivo valido e sufficiente per usufruire della pesca a strascico. Intanto è già stato elaborato un programma di ricerca della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) per “comprendere quali siano le soluzioni migliori atte a gestire e mitigare gli impatti di questa specie nel Mediterraneo. I risultati di tale programma di ricerca creeranno i presupposti per avviare una gestione armonizzata del fenomeno”. I tempi? Non è ancora dato saperli.

Ma non tutti sono dello stesso avviso. Gli eurodeputati PD Pietro Bartolo ed Elisabetta Gualmini hanno infatti ribadito come “per arrestare l’invasione del granchio blu bisogna agire in fretta”. 

“Comprendiamo la posizione del commissario – sottolineano gli eurodeputati – ma non possiamo che rimarcare la gravità della situazione. Il programma di ricerca della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo è sicuramente una notizia apprezzabile ma ci preoccupa il fatto che non sia stata stabilita una data precisa di consegna di questo studio. È fondamentale che i risultati arrivino nel più breve tempo possibile per non arrecare altri danni all’ecosistema marino e al settore della pesca nell’Adriatico e per avviare interventi a salvaguardia dell’ambiente e delle attività economiche”.

“I danni sono soprattutto all’ecosistema marino del Mar Adriatico – avevano sottolineato nell’interrogazione Bartolo e Gualmini – con conseguenze nefaste sull’economia ittica e la filiera alimentare e turistica”. Gli eurodeputati avevano anche chiesto alla Commissione europea se “alla luce di ciò e per evitare ulteriori conseguenze negative non intendesse derogare all’art.13 del regolamento (CE) n. 1967/2006 in modo da permettere l’impiego di attrezzi attivi trainati entro la distanza di tre miglia nautiche”, sottolineando che questa “pare essere l’unica via per contrastare la diffusione del granchio blu”.

 

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