Il pesce creato in laboratorio mette a rischio il Made in Italy? Come nasce e perché alcuni sono contrari
“L’Italia è pronta a dare battaglia contro la diffusione del cibo sintetico che potrebbe presto inondare i mercati sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi tech, derubando la produzione alimentare della terra e distruggendo la più antica forma di democrazia del mondo“. A dirlo Coldiretti in occasione dell’incontro all’Onu a New York dedicato alla Dieta Mediterranea e promosso dall’Unesco. La dura affermazione arriva dopo che negli ultimi giorni si è fatto sempre più intenso il dibattito sui cibi sintetici creati in laboratorio.
Dal 2023 potrebbero essere introdotte a livello comunitario, le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio dei prodotti alimentari sintetici: carne e pesce prodotti in laboratorio e non più da allevamenti in natura o nel mare.
Coldiretti ha iniziato una raccolta firme, con l’obiettivo di promuovere una legge che fermi la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, a protezione proprio del cibo “made in Italy”. “L’obiettivo è promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla “carne” prodotta in laboratorio al “latte” senza mucche fino al “pesce” senza mari, laghi e fiumi“.
Negli USA ci sono stati i primi notevoli passi aventi. Una società americana ha infatti iniziato la produzione di carne sintetica che sarà commercializzabile già dalla seconda metà del 2023. Tra i principali sostenitori ci sarebbero anche colossi come Bill Gates, Eric Schmidt, co-fondatore di Google, e Peter Thiel, co-fondatore di PayPal.
COME VIENE CREATO IL PESCE IN LABORATORIO?
Si parte da un piccolo campione da una specie ittica vivente e si fanno moltiplicare le cellule fino a ottenere qualcosa di molto simile a un filetto di pesce. Una procedura che eliminerebbe diverse problematiche legate al settore ittico: il benessere degli animali, la pesca eccessiva che minaccia gli stock e gli ecosistemi, i rischi per la salute dovuti dal consumo di pesce contaminato e le lunghe filiere di intermediari tra produttori e consumatori.
C’è chi però pone diversi dubbi: il gusto, il costo e la disponibilità sul mercato. Secondo gli esperti, il pesce in laboratorio potrebbe affiancarsi ai prodotti della pesca e dell’acquacoltura, coprendo circa l’1 o il 2% del mercato.