Impugnato lo stop alla pesca dei ricci di mare in Puglia: per il Cdm è incostituzionale

Svolta sul divieto di pesca dei ricci in Puglia. Il Consiglio dei ministri ha deliberato di impugnare la legge numero 6 del 18/04/2023, recante “Misure di salvaguardia per la tutela del riccio di mare” emanata pochi mesi fa della Regione.

La decisione arriva in seguito all’esame di 18 leggi della Regione su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli. Quella sui ricci è l’unica impugnata. La motivazione? Da Palazzo Chigi chiariscono che le disposizioni sarebbero “in contrasto con la normativa statale, internazionale ed europea in materia di ambiente e mare, violano l’articolo 117, secondo comma, lettere a) e s), della Costituzione“. Alcune disposizioni, quindi, sarebbero in contrasto con quanto sancito dal Titolo V della Costituzione, e quindi con le previsioni dell’articolo in materia di competenze legislative tra Stato e Regioni: lo Stato ha legislazione esclusiva in materia di rapporti internazionali e con l’Unione europea (lettera a) e tutela dell’ambiente e dell’ecosistema (lettera s).

La legge è entrata in vigore lo scorso 5 maggio e impone il divieto di prelievo, raccolta, detenzione, trasporto, sbarco e commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi, mentre non è vietata la commercializzazione del riccio di mare per gli esemplari provenienti da mari territorialmente non appartenenti alla Puglia.  L’intervento nasce con l’obiettivo di tutelare una risorsa ormai da anni in grande pericolo, imponendo quindi un fermo per consentire il recupero degli stock e la ricostituzione della risorsa nel mare territoriale, messa a rischio dal massiccio prelievo effettuato negli ultimi anni.

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