Influencer e politica: la campagna elettorale si fa su TikTok

La politica ha scoperto TikTok. In Italia come all’estero, deputati, sindaci, aspiranti leader aprono profili e si lanciano in video di pochi secondi, battute, balletti improvvisati. La retorica del comizio cede il passo al linguaggio dei trend.

È la trasformazione del discorso politico in intrattenimento. Non più proposte strutturate, ma clip da 15 secondi. La complessità non diventa virale, la battuta sì. La politica si piega ai codici degli influencer, con il rischio di banalizzare i contenuti.

Questo non significa che i social non siano opportunità. TikTok è lo spazio dove i giovani trascorrono più tempo, ed è naturale che i politici vogliano esserci. Ma la questione è come esserci. Parlare ai giovani non è sbagliato, infantilizzare la politica sì.

La logica della piattaforma premia la leggerezza, la spontaneità, la velocità. Valori in sé positivi, che però diventano problema quando sostituiscono il confronto. Una proposta elettorale non può ridursi a meme, così come una visione di società non può comprimersi in una challenge.

Il rischio è duplice: da un lato la politica si svuota di contenuti, dall’altro si adatta a un linguaggio che privilegia l’apparenza. Il consenso non si costruisce più con programmi, ma con like.

C’è un precedente: la televisione aveva già trasformato la politica in spettacolo. Ora i social ne fanno intrattenimento virale. Il passo successivo potrebbe essere una democrazia fondata non sul dibattito ma sul trend del momento.

La politica spettacolo trova nei social il suo terreno più fertile. Ma se tutto diventa show, chi governa davvero?

Giuseppe Miccoli

Potrebbero interessarti anche...