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Con il taglio del nastro da parte del presidente delta Regione siciliana,
Nello Musumeci, del sindaco
Leoluca Orlando, del direttore marittimo della Sicilia occidentale, contrammiraglio
Roberto Isidori, uniti intorno al presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale,
Pasqualino Monti, e con la benedizione del Vicario episcopale, padre
Vincenzo Marchese, è stato riaperto alla città il porticciolo di Sant’Erasmo dopo un intervento di riqualificazione, che lo ha sottratto al degrado, prioritariamente voluto dal presidente Monti.
Un recupero che era un’urgenza, per dare continuità al “mare verde” del Foro Italico, per integrare i pescatori in un’area finalmente dignitosa, per riqualificare un angolo rilevante e delicato come quello che si allunga fino a Villa Giulia.
Un intervento importante dal punto di vista simbolico perché affronta contemporaneamente un nodo come quello dell’utilizzazione delle zone costiere urbane, e lo fa secondo la definizione di “porto di città”: uno spazio pubblico aperto, che rispetta la memoria originaria e la storica funzione di piccolo porto per i pescatori. Un intervento importante perché agisce sia sul paesaggio urbano e su quello naturale in una zona deturpata nel corso degli anni, sia sulla rigenerazione di una periferia. Sant’Erasmo rappresenta un grande dispositivo di collegamento con la parte della città che possiede maggiore potenziale, maggiore energia cinetica inespressa: la costa sud, il territorio dell’oltre Oreto.
“Palermo da anni s’interroga – sono le parole di Pasqualino Monti, da due anni alla guida dell’AdSP del Mare di Sicilia occidentale – sul suo sviluppo urbanistico, impegnandosi a coniugare un fantastico tessuto preesistente di importanza monumentale con le esigenze determinate dallo sviluppo metropolitano. Il waterfront è oggi il punto più avanzato di queste riflessioni, perché è proprio attraverso interventi sulle borgate marinare che la nostra Authority propone la ricucitura urbanistica tra la città e il suo porto. Dai waterfront muovono i cambiamenti urbanistici delle città che hanno la fortuna di nascere sul bordo dell’acqua, e la modernizzazione del loro assetto urbano. Per questo ho sempre ritenuto fondamentale – anche se non è una priorità nei compiti istituzionali di una AdSP – la riconnessione urbana dei porticcioli: e la riqualificazione del porticciolo di Sant’Erasmo, con interventi a bassissimo impatto e strutture leggere, è stato tra i primi progetti che ho mandato avanti appena arrivato in Sicilia, proprio per ristabilire il rapporto, finora sconnesso, con le borgate che ospitano i porticcioli. Sono molto orgoglioso di aver raggiunto, in dieci mesi, questo obiettivo che ha una portata soprattutto culturale perché riconnette ciò che, negli anni, il degrado e l’incuria avevano allontanato, porticciolo e borgata. E analogo lavoro si sta portando avanti anche all’Arenella e all’Acquasanta”. “Mi compiaccio per la sinergia istituzionale che ha portato a questo risultato e per il lavoro del presidente Monti – afferma il presidente Musumeci – che non lasceremo andar via tanto facilmente alla scadenza del suo mandato. Se uno dei prossimi obiettivi dell’Autorità sarà quello di dotare il porto di Palermo della sua stazione marittima riqualificata, voglio sottolineare come la Regione siciliana abbia impegnato, e in parte speso, 104 milioni di euro per dotare di un terminal passeggeri ogni isola minore. Questa terra deve convincersi che, lavorando, ce la può fare”.
“Con il recupero del porticciolo – dice il sindaco Orlando – Sant’Erasmo compie un altro importante passo per tornare ad essere luogo di socialità, economia e rapporti fra le persone. Questo fondamentale strutturale che completa un percorso intrapreso da tempo e frutto della ritrovata e rinnovata collaborazione fra enti pubblici, si affianca, non solo fisicamente, a quello per il primo ostello sociale della città. Insieme renderanno questa parte della costa un nuovo polo di attrazione per i palermitani e i turisti, nel segno della riscoperta del mare come elemento vivo e vitale della città. Anche qui possiamo dire che la “missione è compiuta”.
“E’ una fortuna per la Sicilia occidentale avere alla guida del suo Sistema portuale un manager come Pasqualino Monti – sottolinea il contrammiraglio Isidori -. La riqualificazione di Sant’Erasmo è una importante risposta per restituire alla città quei fasti e quegli spazi che merita. Dove ci sono ordine e programmazione, le risposte arrivano e toccano diversi ambiti, dall’aumento dell’occupazione alla riduzione del degrado. Dobbiamo insistere su questa strada. La prossima tappa sarà quella di riqualificare la zona dell’Arenella”.
“Quello inaugurato oggi – aggiunge Monti – è il primo, ma corposo, stralcio di un più ampio progetto. Il secondo comprenderà la parte restante del Foro Italico: si stanno già definendo i progetti architettonici per poter ridisegnare tutto il tratto di camminamento sul mare e si sta anche progettando il braccio di sopraflutto del porticciolo per una protezione dal maestrale. “Raccordo” è il sostantivo da declinare sempre, in un dialogo costante e proficuo con l’Amministrazione comunale e tutte le istituzioni per sintonizzare i programmi di sviluppo del porto con i programmi di sviluppo dei territori: con questo modo di operare, mi piace evidenziare come, passo dopo passo, a Palermo e negli altri porti del network, quelli che due anni fa sembravano sogni irrealizzabili, si stanno materializzando: quello di Sant’Erasmo è un altro tassello che va al suo posto in quel grande e complesso mosaico che, con pazienza, cerchiamo di comporre”.
La storia – II Piano di Sant’ Erasmo, cosi viene denominato nella toponomastica storica della città, è stato a lungo un luogo identitario di fondamentale importanza nella Palermo città d’acqua, almeno prima della seconda guerra mondiale che stabilì un punto di svolta nelle relazioni, fino ad allora simbiotiche, tra città e mare. II Piano di Sant’Erasmo fu il più importante approdo fuori le mura, luogo di produzione di una cultura marinara, ormai del tutto dispersa. Ancora nei primi anni del ‘900 nella borgata di Sant’Erasmo prosperava la pesca del tonno, come testimonia una significativa documentazione iconografica. La storia dell’abbandono e del successivo degrado del porticciolo è comune a tutto il sistema costiero urbano della città, successivo al secondo conflitto e proseguito fino a una decina di anni fa, quando fu avviata dall’Autorità portuale di Palermo e dal Comune un processo di progressiva riqualificazione del waterfront. Un processo teso alla riattribuzione di funzioni coerenti con un uso collettivo della costa, in grado di integrare alle funzioni prettamente portuali quelle connesse all’ozio urbano. In questa visione progettuale, Sant’Erasmo, cosi come la Cala, rappresenta un porticciolo di città.
I numeriI: Area di progetto circa 14 mq; pavimentazione 6000 mq; verde 1500 mq; edifici 450 mq; 30 telecamere sistema TVCC; un migliaio di nuove piante per siepi e aiuole, 11 nuove palme.
Il progetto di riqualificazione voluto dall’AdSP del Mare di Sicilia occidentale ha puntato a riattivare dinamiche in grado di “ripopolare” di funzioni e usi un importante tratto della costa palermitana con una riqualificazione a basso impatto ambientale. L’intervento non ha previsto opere a mare di dragaggio dei fondali o di protezione idraulico-marittima dell’invaso, ma si è limitato a introdurre una nuova pavimentazione, a restaurare tratti di quella originaria in basole e a prevedere tre edifici con funzioni diversificate. L’intera aerea di progetto è stata restituita alla piena pedonalizzazione. Con la demolizione del distributore di benzina, attualmente sul marciapiede di via Messina Marina, ci sarà spazio per un tratto di strada destinato alla pista ciclabile che sarà riconnessa a quella del Foro Italico. La quota del calpestio della via Padre Messina è stata connessa a quella del giardino del Foro Italico, attraverso una superficie verde: qui il traffico sarà limitato solo ai mezzi di servizio e in ingresso all’edificio di Padre Messina. La configurazione planimetrica di Sant’Erasmo è morfologicamente scomponibile in due insenature: il porticciolo, ovvero la parte settentrionale, corrispondente al tratto in asse con la passeggiata del Foro Italico e limitata dal braccio di protezione dell’invaso, e il porto, un secondo tratto, il principale, sulla via Messina Marine, compreso a nord del complesso di padre Messina e il caseggiato in corso di ristrutturazione a sud. II progetto ha riconnesso fisicamente il porticciolo e il porto attraverso un percorso pedonale, lungo il muro di confine, lato mare, dell’edificio di padre Messina, realizzando in tal modo un’unione anche pedonale in grado di riattivare la passeggiata costiera.
Gli interventi – Dal punto di vista architettonico si è trattato di un intervento semplice con edifici volutamente decontestualizzati: quello più grande è una sorta di nave ancorata nel porto, la cui differenza lessicale rispetto all’immobile di padre Messina è evidente. C’è poi un grande intervento a volume zero realizzato con il riutilizzo dei materiali originali, con le vecchie basole o con il riuso di un materiale antico come il billiemi per tutte le nuove pavimentazioni. Un intervento minimale che vede nel verde un elemento importante: è stata, infatti, decuplicata la quantità di verde e di alberatura, per un’area che si definirà come un parco lineare costiero e avrà in Sant’Erasmo un suo polo importante. Una nuova scala, modificata nella posizione e nella dimensione, connette ora la passeggiata del Foro Italico con il porticciolo e la sua spiaggetta. Un’ analoga filosofia progettuale, tesa alla valorizzazione degli spazi pedonali e alla demolizione di muri, cancellate e barriere, si è attuata nella riconfigurazione del porto anche con la demolizione del padiglione De Ciccio, in uso al Convento di Padre Messina. L’edificio è stato sostituito da un altro di minor impatto volumetrico e destinato a sede di un ristorante, di una club house e di uno spazio polivalente. Inoltre la demolizione delle recinzioni comporta la riapertura alla pubblica fruizione dello spazio interstiziale tra il nuovo edificio e il complesso di Padre Messina. Sul fronte meridionale, ecco un piccolo padiglione che ospiterà attività diversificate e un mix di funzioni non legate esclusivamente al food: una sorta di piccolo urban centre della costa urbana in cui presentare progetti e iniziative legate allo sviluppo dell’area sul bordo del mare. II limite d’intervento, che corre parallelo al confine meridionale del bacino del porto, è stato definito da un giardino e da un sistema di verde utile a schermare lo stato fatiscente degli edifici sullo sfondo. Nella sistemazione a verde sono state mantenute le alberature esistenti e sono state collocate delle siepi per attutire i rumori provenienti dalla contigua via Messina Marine. Un filare di alberi è stato sistemato sul confine meridionale dell’area di progetto e le essenze sono state scelte tra quelle autoctone sulla base di un approfondito progetto redatto dal professor Giuseppe Barbera. Anche il tratto meridionale che limita l’invaso del porto è stato trasformato in uno spazio green con l’aggiunta di terreno vegetale. L’area è sorvegliata da 30 telecamere (Sistema TVCC), è dotata di impianto elettrico e di illuminazione con tecnologia led, e di impianto per il recupero dell’acqua piovana per un utilizzo irriguo.