Insularità, all’Università di Catania riflessioni sulla condizione economico-sociale di Sicilia e Sardegna
Una due giorni intensa e ricca di contenuti e proposte quella tenutasi al rettorato dell’Università degli Studi di Catania, con il convegno “Il principio di insularità nel nuovo art. 119 della Costituzione. Riflessioni attuative e auspicabili ricadute sulla condizione economico-sociale di Sicilia e Sardegna”, che ha fatto il punto sulla modifica in corso dell’art. 119 della Costituzione italiana, inerente appunto l’insularità.
Nutrito il gruppo degli organizzatori, costituito dal Centro di documentazione, ricerca e studi sulla cultura dei rischi di Catania, “cuore” dell’operazione, in stretta sinergia con gli atenei di Catania e Cagliari, l’Università eCampus, l’Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia orientale, l’Odimed (Osservatorio internazionale sui diritti umani nei Paesi del Mediterraneo), Confindustria Catania, gli Ordini etnei di architetti, avvocati, commercialisti e ingegneri e il Distretto Sicilia dei Lions International. Di rilievo l’asse venutosi a creare con la Sardegna: sono intervenuti da remoto anche il presidente della Regione, Christian Solinas, e il rettore dell’Università degli Studi di Cagliari, Francesco Mola, mentre in presenza ha esposto la sua posizione Aldo Berlinguer, professore ordinario di Diritto comparato sempre a Cagliari (“Isole, Mezzogiorno e Mediterraneo: una sfida europea da cogliere appieno”).
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Francesco Priolo, rettore dell’Università di Catania, ha dal canto suo sottolineato come “storicamente la condizione di insularità sia stata per la Sicilia uno svantaggio, un disagio soprattutto a causa dello stato delle infrastrutture. Sta a noi, adesso, agire per trasformarla in opportunità, partendo a esempio dalle risorse del Pnrr e puntando sulle nostre peculiarità, come il know how nel settore delle micro e nano tecnologie o la straordinaria biodiversità dell’Isola. O, ancora, facendo leva su una tendenza affermatasi nel periodo della pandemia come il “South working”: lavorare e creare ricchezza in Sicilia, anche se fisicamente il datore di lavoro ha sede altrove“.
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Per Musumeci, il nuovo articolo 119 della Costituzione sarà comunque “una preziosa scatola vuota da riempire. L’insularità è stata anche un alibi per i siciliani, per decenni appiattiti su di un modello economico che puntava sui settori primario e terziario, senza alcuna ambizione di crescita concreta. Ma non bastano i settori produttivi tradizionali per competere con il Nord del Paese. Marginalità e perifericità nei confronti dell’Europa si superano soltanto puntando a divenire la piattaforma logistica del Mediterraneo. Certo, ancora il percorso è ben lungo. Faccio un esempio: in Sicilia nessun porto può accogliere le grandi navi che transitano dal rinnovato canale di Suez. Non abbiamo porti e retroporti adeguati, è un dato di fatto. Storicamente, è mancata da parte dello Stato una visione di medio e lungo termine del Sud e della Sicilia e noi stiamo proprio ancora pagando questo“.