Isola di Salina, la nuova diga foranea del porto “testata” dall’Università di Catania
La nuova diga foranea del porto di Malfa, sull’Isola di Salina nell’arcipelago delle Eolie, sarà realizzata sulla base dei test effettuati dal Laboratorio di Idraulica del Dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell’Università di Catania.
Dalla teoria alla pratica, quindi, nel classico stile del Dicar, diretto dal prof. Enrico Foti, che proietta gli studenti nella dimensione concreta dei concetti studiati.
Nei giorni scorsi, infatti, sono state avviate le operazioni di produzione e stoccaggio dei massi in calcestruzzo, chiamati “Accropodi”, brevettati nel 1996, nelle aree di lavoro del porto di Sant’Agata di Militello che funge da cantiere per la futura realizzazione della nuova diga foranea del porto di Malfa. Proprio quest’ultima, infatti, non dispone degli spazi necessari per creare e movimentare i giganteschi massi in calcestruzzo che costituiranno la mantellata del nuovo frangiflutti. Di conseguenza, successivamente gli “Accropodi” da 16 metri cubi – i primi di così grandi dimensioni utilizzati in Italia – saranno trasportati e messi in opera nel porto di Malfa via mare.
Alle operazioni di stoccaggio nel porto di Sant’Agata di Militello hanno preso parte, in visita tecnica, i docenti, dottorandi e studenti del corso laurea magistrale in Ingegneria Civile delle Acque e dei Trasporti dell’ateneo catanese, in un confronto con la realtà territoriale e lavorativa siciliana, nazionale e internazionale.
«I massi in calcestruzzo utilizzati, chiamati “Accropodi”, sono plasmati in una forma peculiare che conferisce loro la capacità di concatenarsi per cooperare e nel resistere all’azione del moto ondoso – spiega il prof. Enrico Foti, direttore del Dipartimento di Ingegneria civile e architettura -. Il Dicar non è nuovo all’uso degli Accropodi nelle strutture marittime, sulle quali il Laboratorio di Idraulica dell’Università di Catania ha già condotto varie sperimentazioni, grazie ad attività di ricerca e modellazione fisica che hanno opportunamente intessuto nel loro potenziale formativo anche alcuni lavori di tesi. Proprio il progetto del frangiflutti del porto di Malfa è stato oggetto di studio nel Laboratorio di Idraulica, dove per conto dell’assessorato regionale alle Infrastrutture si è definita la configurazione strutturale ottimale che sarà effettivamente utilizzata a Salina».
Tra le attività di ricerca va ricordato lo studio dal titolo “3-D monitoring of rubble mound breakwater damages” di docenti Rosaria Musumeci e Enrico Foti del Dicar e Davide Moltisanti, Sebastiano Battiato e Giovanni Maria Farinella dell’Image Processing Laboratory dell’ateneo catanese. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “ScienceDirect” di Elesevier.
I piccoli Accropodi di pochi centimetri elaborati in laboratorio, quindi, si sono “ingigantiti” in colossi da 40 tonnellate, movimentati nel porto di Sant’Agata di Militello per una prova di posa in opera prima dell’installazione in campo.
Ad accogliere il team dell’ateneo catanese, operatori e ingegneri del Raggruppamento Temporaneo di Impresa addetto ai lavori, costituito da Costruzioni Bruno Teodoro S.p.A. del Consorzio Stabile Infratech, dalla Zeta S.r.l., dalla E-marine S.r.l. e dalla Franco Giuseppe S.r.l., insieme agli assistenti tecnici per la posa dei massi fornita da Concrete Layer Innovations.
La visita tecnica, grazie all’ospitalità del direttore dei lavori, ha coinvolto un più ampio gruppo di docenti, dottorandi e studenti dell’insegnamento di Port and Coastal Engineering e del Laboratory on Physical and Numerical Modelling of Hydraulic Systems. Il programma della giornata ha previsto delle prove di posa dei massi su una superficie di supporto, realizzata come piattaforma esemplare per l’addestramento preventivo del personale tecnico in vista delle reali attività costruttive da condurre poi in mare.
Il gruppo del Dicar ha assistito alla prova di movimentazione e di posizionamento degli Accropodi da 16 metri cubi affiancato da personale esperto che descriveva le attività in corso e che si confrontava in tempo reale sugli ostacoli e le soluzioni delle operazioni di prova.
«Si è potuta respirare l’aria ingegneristica del cantiere, mentre il dedalo di massi stoccati si andava gradualmente trasformando in una poderosa struttura di difesa costiera – ha aggiunto il direttore del Dicar, Enrico Foti -. L’utilizzo di potenti mezzi di sollevamento, di avanzate tecnologie di posizionamento, della guida degli ingegneri Concrete Layer Innovations e, infine, delle mani abili degli operatori al comando dei mezzi e delle operazioni di imbracatura dei massi, hanno permesso il raggiungimento degli obiettivi della giornata».
Per gli studenti, quindi, un’esperienza che ha rappresentato un passo fuori dalle aule e dentro i cantieri, un collegamento prezioso tra teoria e pratica, e la preparazione per un ingresso nel mondo del lavoro con maggiore preparazione e consapevolezza delle proprie capacità.