La lunga stagione dei balneari, in Sicilia non si placano le proteste. Cilano: “Non capiamo le logiche applicate”
La calda estate dei balneari è giunta al termine, ma il loro futuro è ancora incerto e cosparso di nubi. Oltre al mare e alla spiaggia, turisti e chi più banalmente si è goduto qualche giorno di vacanza hanno assistito a giorni di proteste. Le manifestazioni di questi mesi hanno permesso di non sottovalutare o dimenticare l’incognita balneari e non a caso uno dei primi temi sul tavolo del governo a settembre è stata proprio la composizione di una bozza che possa conciliare Roma e Bruxelles.
Un punto di incontro è arrivato. Nelle scorse ore il Cdm sembra aver trovato la quadra. Tra le novità principali, inserite all’interno del decreto infrazioni, vi è una nuova proroga delle concessioni fino a settembre 2027, ma in caso di “ragioni oggettive” che impediscono il completamento delle procedure di gara si prevede un ulteriore possibile slittamento fino al 31 marzo 2028. La durata delle nuove concessioni dovrà essere di almeno cinque anni e di non più di venti, “al fine di garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati“. Quanto alle gare, il termine ultimo è il 30 giugno 2027, data entro la quale le concessioni balneari dovranno essere messe all’asta. Nella bozza si legge, inoltre, che il concessionario uscente avrà “diritto al riconoscimento di un indennizzo a carico del concessionario subentrante“, una sorta di canone di avviamento dell’attività “pari a quanto necessario per garantire al concessionario uscente un’equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni“.
Le ultime novità, però, non sono state accolte positivamente. “Continuiamo a non capire le logiche applicate“. Ha dichiarato Alessandro Cilano, presidente regionale di Fiba-Confesercenti, che ha evidenziato alcuni punti: “Si legge che il subentrante deve pagare nella misura non inferiore del 20% del valore dell’azienda e se entro il termine dei 30 giorni non lo fa, o ha delle altre difformità, il suo processo di subentro viene annullato, senza però una priorità per l’uscente, perché quest’ultimo è già fuori a causa della concessione scaduta. In questo caso resta un vuoto in attesa di nuove pubblicazioni. Questa condizione non garantisce nessuno. Non capiamo i motivi per cui un’azienda che è diventata una storia, una famiglia che ne ha fatto l’attività principale, rischia di non avere la prosecuzione della sua attività, che ha costruito e dove ha fatto nascere il suo marchio“.
Le prime mobilitazioni sono partite a inizio giugno e sono proseguite fino a tutto il mese di agosto, con la programmazione di tutta una serie di iniziative che hanno coinvolto con grande partecipazione tutte le coste della Penisola, compresa la Sicilia. Nonostante l’aria di incertezza, però, i dati hanno confermano la netta preferenza per gli stabilimenti balneari per chi trascorre le proprie vacanze al mare, per ragioni di pulizia, sicurezza o qualità.
Viste le disposizione diramate dal Cdm, le proteste sembrano destinate ad estendersi. Il presidente regionale di Fiba-Confesercenti ha anche ripercorso le vicende di questa stagione, tra chi ha provato ad intrufolarsi gratis nelle spiagge, con annessi interventi dei carabinieri e denunce per violazione dell’attività privata, e le proteste degli imprenditori del settore che per Cilano “hanno assortito una velocizzazione dell’azione di governo“.
Il presidente di Fiba-Confesercenti Sicilia ha ribadito la posizione unanime della categoria, ricordando uno degli episodi più discussi, cioè la delibera della Regione Calabria, che di fatto ha sancito il superamento della normativa. Solo il 13% delle spiagge è stato dato in concessione dai Comuni, con il restante 87% delle spiagge libere e dunque pronto per essere concesso a terzi per finalità turistico-ricreative. Ciò che ne consegue è che nel territorio calabrese non c’è scarsità della risorsa e per questo la direttiva Bolkestein può non essere applicata. “Siamo concessionari di beni e non di servizi. In questo caso vorremmo vedere a bando anche autostrade, farmacie o navi di trasporto. Perché le spiagge? In sei mesi fatturano oltre trenta miliardi di euro. Secondo la sentenza del luglio 2016 della Corte europea – aggiunge Cilano – è un problema del giudice locale valutare caso per caso la scarsità di una risorsa sul territorio“.
Attualmente mancano ancora i decreti attuativi nazionali ed europei: “C’è una vacatio notevole. Nel momento in cui i Comuni pubblicano i bandi e successivamente viene diramato il decreto attuativo da parte dell’Europa il rischio è che si aprano nuovi contenziosi e disparità di trattamento. Se tutti quanti il primo giugno avessimo chiuso come diceva l’Europa o il Consiglio di stato cosa sarebbe successo al settore del turismo ricreativo e tutte le prenotazioni? Bisogna anche valutare anche sulle aziende esistenti il valore commerciale, l’occupazione, l’integrità dell’azienda. Con un colpa di spugna non esistiamo e non valiamo più niente“.
Nel calendario una nuova data è già cerchiata in rosso sul calendario. Il 13 settembre avverrà un primo incontro con il neo assessore all’Ambiente Giusi Savarino, già in precedenza presidente della IV Commissione all’Ars e dunque non proprio nuova alla materia. “La Sicilia pur essendo a statuto speciale non può agire in autonomia, si attende una risposta dal Governo. L’Isola è stata la prima Regione d’Italia, con la legge 145 del 2018, ad aver completato tutta la mappatura, dopo una polemica con il demanio regionale sui furbetti del demanio che non pagavano. Oggi la Sicilia incassa undici milioni di euro all’anno, prima meno di un quarto. C’è piena coscienza di quante aree libere ci sono, circa il 70%. Quindi dov’è sta il problema della scarsità della risorsa? Non è concorrenza, ma sostituzione di impresa“.