La sostenibilità non si improvvisa: il linguaggio digitale tra etica e marketing

La sostenibilità è diventata parola d’ordine. Ogni azienda la usa, ogni brand la rivendica. Ma i giovani non si lasciano ingannare. Il 97% della Generazione Z usa i social per ispirarsi negli acquisti, ma solo se percepisce coerenza e autenticità.
Il greenwashing non è più tollerato. Una contraddizione, una bugia, un eccesso di retorica bastano a distruggere la fiducia. E senza fiducia, non c’è più comunicazione possibile.
Per comunicare sostenibilità servono fatti. Servono azioni dimostrabili, raccontate con linguaggio semplice, personale, diretto. Servono storie reali, non campagne patinate.
Le aziende che sbagliano pagano caro: sui social la contraddizione si vede subito, viene condivisa, diventa virale. La reputazione è fragile come vetro.
E allora comunicare green diventa un atto politico. Non è solo marketing, è dichiarazione di valori. Significa assumersi responsabilità, accettare critiche, mostrare limiti. Perché la trasparenza non è debolezza: è forza.
La Generazione Z non vuole eroi perfetti, ma persone coerenti. Non vuole slogan, ma gesti concreti. Non vuole storytelling, ma verità.
Il futuro della comunicazione sostenibile passa da qui: parlare meno e fare di più. Solo così il linguaggio digitale può tornare credibile.
Giuseppe Miccoli