L’anno dell’intelligenza artificiale: social, algoritmi e la fine dell’autenticità

di Giuseppe Miccoli
Il 2023 è stato l’anno in cui l’Intelligenza Artificiale è passata dal laboratorio al feed. Plann, nel suo consueto “2023 Wrapped”, traccia una mappa delle trasformazioni che hanno ridisegnato il panorama dei social media: la produzione automatizzata di contenuti, l’onnipresenza degli algoritmi e una nuova estetica artificiale che ha ridefinito la nozione stessa di autenticità digitale.
I social non sono più vetrine dell’esperienza umana, ma ambienti addestrati a somministrare dosi calibrate di attenzione, ansia e desiderio. Il 2023 ha visto la proliferazione di tool IA per la creazione automatica di post, immagini, video, copy e persino di interi profili fittizi. Brand, influencer, aziende e perfino piccoli creator hanno adottato queste tecnologie per scalare la produzione, aggirando tempi e costi del lavoro umano.
Ma sotto l’apparente ottimizzazione produttiva, il risultato è un flusso sempre più indistinguibile di contenuti replicati, uniformi, sterilizzati. L’intelligenza artificiale non amplifica la creatività: la addestra, la modella, la normalizza. L’algoritmo detta non solo cosa viene mostrato, ma cosa viene prodotto. E ciò che non si adatta al flusso ottimale semplicemente scompare, invisibile, penalizzato.
Le piattaforme social, da TikTok a Instagram, da X (ex Twitter) a Facebook, hanno capitalizzato questa svolta, integrando funzioni IA native: suggerimenti automatici, avatar generativi, caption assistite, targeting predittivo. Anche l’utente inconsapevole diventa co-produttore algoritmico di contenuti ottimizzati per essere visti, non per essere vissuti.
Nel Wrapped di Plann emerge un dato emblematico: cresce il tempo trascorso sui social, ma cala la percezione di autenticità da parte degli utenti. È l’era dell’iperefficienza emotiva: un like costa meno di un pensiero, un video virale si crea in trenta secondi. Ma il prezzo vero lo paga la relazione umana, ormai mediata, filtrata e normalizzata da sistemi che non conoscono l’esperienza, ma solo la sua rappresentazione.
Il 2023 ha certificato l’ingresso definitivo dell’IA nella vita sociale digitale. Non più come strumento, ma come architettura invisibile del nostro modo di comunicare. Una mutazione che interroga non solo il futuro dei social network, ma la stessa idea di comunità.