Lavori in corso per il primo aggiornamento al Piano del Mare: Sicilia al centro tra geopolitica, trasporto e turismo
Proseguono i tavoli di concertazione nazionale in vista della presentazione del primo aggiornamento al Piano del Mare, approvato nella sua prima stesura il 31 luglio 2023. Le attività del Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare (CIPOM), composto da 13 dicasteri e presieduto dal ministro Musumeci su delega della premier Meloni, vengono supportate operativamente dalla preposta struttura di missione che ha riunito nei giorni scorsi, presso gli uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli esperti designati e i consiglieri nominati dal Ministro per le Politiche del Mare.
Un gruppo di lavoro congiunto, coordinato dall’avv. Giuseppe Cavuoti, che ha cristallizzato lo stato dell’arte dell’importante documento strategico governativo, stabilendo un ordine alle priorità, ma anche pianificando nuove prospettive di sviluppo. Presenti alla riunione anche i tre consiglieri messinesi, il prof. Claudio Gambino, docente di Geopolitica della “Kore” e presidente regionale dell’associazione italiana insegnanti di geografia (Aiig), il contrammiraglio Rosario Marchese, referente unico per la Sicilia di diritto marittimo del centro studi di Rnf e l’avv. Felice Panebianco, esperto di diritto civile e attuale consigliere dell’ordine forense della città dello Stretto.
Il primo a prendere la parola è stato il c.a. Marchese che nel suo intervento ha inteso rimarcare l’importanza, nell’ambito specifico del trasporto marittimo, “di un adeguato processo di transizione energetica, fondamentale per mitigare l’impatto ambientale dei carburanti fossili. Passando da quest’ultimi, a fonti energetiche più sostenibili, come l’idrogeno verde o l’energia eolica, si contribuirà, significativamente, alla riduzione delle emissioni di gas serra ed all’inquinamento atmosferico, preservando così gli ecosistemi marini e migliorando la qualità dell’aria. Inoltre, questa transizione può ulteriormente favorire l’innovazione tecnologica e la creazione di posti di lavoro nell’ambito delle energie rinnovabili, promuovendo uno sviluppo economico realmente sostenibile“.
Per risolvere compiutamente il problema, ha proseguito Marchese, “bisognerà affrontarlo in maniera multidisciplinare, attraverso implementazione della cantieristica, della sicurezza della nave e della navigazione nonché della formazione del personale marittimo. Quest’ultima riveste un ruolo cruciale nella sicurezza, nell’efficienza e nella sostenibilità del settore. Gli equipaggi ben addestrati sono essenziali per gestire le moderne tecnologie di navigazione, affrontare situazioni di emergenza e rispettare norme ambientali sempre più rigorose. La formazione continua non solo migliora le competenze operative, ma contribuisce anche a promuovere la cultura della sicurezza e a prevenire incidenti. Inoltre, con l’evolversi delle tecnologie e delle normative, la formazione costante del personale marittimo è fondamentale per mantenere l’industria al passo con le sfide e le opportunità emergenti. Da docente dell’Accademia Mercantile, ritengo indispensabile l’istruzione impartita agli Istituti Tecnici Superiore, fonte di qualificazione e professionalizzazione di tutto il comparto marittimo“.
La relazione di sintesi del consigliere Panebianco è stata, invece, incentrata sull’importanza del turismo diportistico e gli sport nautici, evidenziando “le peculiarità del nostro variegato e vasto territorio costiero non adeguatamente sfruttato per questi ambiti economici. È necessario intervenire sull’impianto normativo, ormai abbondantemente superato dalla realtà dei fatti, al fine di adeguare anche il nostro ordinamento a quello degli Stati più avanzati e così meglio favorire lo sviluppo di nuove attività economiche e l’implementazione di quelle già attive. Ovviamente tali tematiche si innestano in quella più ampia inerente alle concessioni balneari, oggetto di approfondita analisi da parte del Governo Meloni e uno degli elementi fondamentali del Piano del Mare, in vista anche del suo aggiornamento. Non si può parlare di sviluppo, lavoro, futuro se non puntando sull’iniziativa privata, in un quadro ovviamente di controllo e tutela del territorio tipico della parte pubblica“.
A chiudere i lavori è stato, infine, l’intervento del prof. Gambino, il quale ha posto in evidenza la necessità, aggiuntiva, di coinvolgere nel CIPOM altri due Dicasteri, quello dell’Istruzione e quello dell’Università e della Ricerca, al fine di “innescare, attraverso il Piano del Mare, una rivoluzione culturale che poggi sulla triade educazione-formazione-ricerca e che faccia riacquisire agli Italiani quel genius loci marittimo che sembra da tempo smarrito. Un processo di lungo termine che coinvolga tutti gli ordini e gradi del nostro sistema scolastico, dalla primaria alla secondaria di secondo grado e che si sviluppi ulteriormente e in termini formativi e professionalizzanti attraverso gli ITS, le università, i centri di ricerca e di formazione, come l’AIIG, ad esempio, ente qualificato e già ufficialmente accreditato dal Piano come riferimento nazionale per le politiche educative al mare“.
Gambino ha poi ulteriormente rimarcato l’esigenza di integrare nel Piano una progettualità ambiziosa in grado di elevare la caratura e l’influenza geopolitica e geoeconomica del nostro Paese nello scenario internazionale. Due le ipotesi avanzate dal geografo messinese “rilanciare l’idea-progetto, fortemente voluta anche dal Ministro Musumeci all’epoca in cui era Governatore regionale, di una Italia che guardi strategicamente al Mediterraneo facendo della Sicilia un hub logistico all’avanguardia e un ‘porto sicuro‘, in grado di intercettare il traffico mercantile in transito nelle acque del mare nostrum. Oltre ciò, il Piano del Mare e il connesso Ministero devono farsi promotori di un network internazionale delle città costiere, dettando delle linee di indirizzo comuni, in termini di sviluppo e sostenibilità, che mirino anche a riconvertire tutte quelle aree che, nel tempo, in maniera nefasta, hanno voltato le spalle al mare. Un progetto pilota che, in ambito regionale, dovrebbe partire dal pieno coinvolgimento delle tre aree metropolitane siciliane, Palermo, Catania e Messina, affinché queste possano transitare da semplici ‘città di mare‘ in evolute ‘città per il mare‘”.