Le aree marine fanno bene alla biodiversità: dimostrati anche i benefici alla pesca delle specie migratorio
Le grandi aree marine protette sono utili non solo per la conservazione della biodiversità, ma anche per la pesca delle specie migratorie. Questo è quanto emerge per la prima volta da uno studio americano pubblicato sulla rivista Science.
Lo studio delle Università delle Hawaii e del Wisconsin-Madison si riferisce alle aree marine protette come il Papahanaumokuakea Marine National Monument alla Hawaii. I ricercatori spiegano che la tutela di ampie zone di mari e oceani offrirebbe asilo a tante specie, favorendo il ripopolamento e aumentando dunque i tassi di cattura al di fuori delle riserve naturali.
Finora gli studi avevano mostrato che le aree marine protette sono utili per ripristinare le popolazioni di specie locali e sedentarie, come coralli e aragoste, mentre sussistevano dubbi su benefici sul recupero di pesci migratori, come in questo caso specifico dei tonni. Per cercare di sciogliere questi nodi, gli scienziati hanno raccolto dieci anni di dati sulla pesca dei tonni pinna gialla (Thunnus albacares) e dei tonni obesi (Thunnus obesus) in prossimità della più grande area marina protetta del mondo, il Papahanaumokuakea Marine National Monument nelle Hawaii. L’area, costituita nel 2006 ed espansa poi nel 2016, oggi comprende 1,5 milioni di chilometri quadrati nell’arcipelago nordoccidentale del Pacifico.
Dai tassi di cattura dei pescherecci registrati tra il 2010 e il 2019 a diverse distanze dai confini dell’area marina protetta, fino a 600 miglia nautiche, si è evidenziata una significativa differenza dopo l’espansione del 2016: entro le 100 miglia nautiche dalla zona di divieto di pesca il tasso di cattura del tonno pinna gialla era aumentato del 54% mentre quello del tonno obeso del 12%.
L’ipotesi è che le dimensioni dell’area marina protetta e la sua forma, che si estende per 2mila chilometri da ovest a est nelle acque tropicali, abbiano giocato un ruolo importante nell’influenzare l’andamento delle popolazioni di tonni, che hanno potuto trovare rifugio per la riproduzione e spostarsi in un’ampia regione di divieto di pesca rimanendo nella loro fascia di temperatura preferita. Aumentando di numero, i tonni si avventurano anche al di fuori della riserva naturale e aumenta la probabilità di cattura dei pescherecci.
I dati, anche se non è certo sia possibile generalizzarli ad altre aree marine del mondo, suggeriscono che la ricerca costituisce un modello per capire cosa funziona e cosa no, per imparare a progettare aree marine protette di dimensioni e orientamento strategici.