Le balene fondamentali contro il cambiamento climatico: “Adottiamole”
Preservare le balene può rivelarsi utile anche nella lotta al cambiamento climatico: questi animali marini, enormi e longevi, possono infatti contribuire alla riduzione dell’anidride carbonica (CO2) atmosferica sequestrando grandi quantità di carbonio sul fondo del mare.
Le balene possono pesare fino a 150 tonnellate e vivere più di 100 anni. Come tutti gli esseri viventi, la loro biomassa è composta in gran parte da carbonio: per questo motivo costituiscono una delle più grandi riserve viventi di carbonio nell’oceano pelagico, parte del sistema marino che è responsabile dello stoccaggio del 22% del carbonio totale della Terra.
“Per dimensioni e longevità, le balene esercitano un forte effetto sul ciclo del carbonio sequestrandolo in modo più efficiente di quanto non facciano gli animali più piccoli, ingerendo grandi quantità di prede e producendo grandi volumi di prodotti di scarto“, spiegano i ricercatori.
Le balene consumano ogni giorno fino al 4% del loro peso corporeo in krill e plancton fotosintetico. Alla fine del processo digestivo producono escrementi ricchi di importanti nutrienti che aiutano il krill e il plancton a prosperare, favorendo l’aumento della fotosintesi e l’accumulo di carbonio proveniente dall’atmosfera. Dopo la morte, la loro carcassa si deposita sul fondale e durante la decomposizione rilascia carbonio nelle profondità.
Adotta una balena
Il Wwf, per difendere le balene nel loro ambiente, gli oceani, e proteggerle da nuove minacce ha iniziato una campagna per adottare questi giganti del mare.
“Le popolazioni di balena sono finalmente in crescita grazie al divieto di caccia – scrivono -, ma sulle loro rotte continuano a trovare pericoli che ne mettono a rischio la sopravvivenza: tra questi i più minacciosi sono gli impatti fatali con grandi imbarcazioni, le reti da pesca in cui rimangono impigliate e l’inquinamento. Partecipando alla campagna ci consentirai di identificare e proteggere almeno 6 “corridoi blu”, ovvero le rotte percorse durante la vita da questi cetacei, entro il 2050. Questo prevede la distruzione di “reti-fantasma” (abbandonate) e la riduzione del traffico marittimo negli habitat critici“.