Le liceali del 2004 e quelle del 2025. Diario di due adolescenti divise da uno schermo.

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di Giuseppe Miccoli

Nel 2004, nei corridoi del liceo, le ragazze si legavano i capelli con l’elastico al polso, riempivano la Smemo di canzoni strappalacrime e si davano appuntamento su MSN dopo cena. Le loro immagini erano custodite in foto stampate, infilate nei diari con lo scotch o nei portafogli delle amiche.
Il desiderio era un sussurro, il corpo un mistero da esplorare in silenzio, spesso con pudore.

Nel 2025, le liceali ballano su TikTok tra un’interrogazione e l’altra, salvano i reel motivazionali al posto di prendere appunti e aggiornano le storie come si aggiornava un diario segreto.
Il corpo è diventato contenuto. L’identità, una bio da perfezionare. La bellezza, una performance da mantenere costante.

Siamo passati da Tre metri sopra il cielo a OnlyFans nel tempo di due scroll.

Ricordo le mie compagne di classe: erano bellissime.
Lo erano davvero. Non solo per i lineamenti, i jeans a zampa o lo smalto sbeccato sulle unghie.
Erano bellissime perché non avevano bisogno di mostrarsi sempre.
Non c’erano filtri, solo filtri di luce tra le tende della classe.

Quelle ragazze non erano migliori di oggi, né peggiori: erano figlie di un tempo che permetteva ancora di sbagliare senza lasciare traccia.

Oggi la bellezza è un mestiere, un format, un campo di battaglia.

Le liceali del 2025 sono bellissime anche loro, ma devono dimostrarlo ogni giorno, ogni ora, ogni post.

La visibilità è una moneta, e il corpo può essere moneta di scambio o atto politico.

Oggi si costruisce attraverso l’algoritmo: feed ordinato, palette coerente, tono di voce strategico.

Ma dietro questa consapevolezza si nasconde spesso una fragilità cronica.
L’ansia da visibilità è il rovescio della medaglia del potere di rappresentazione.

Non si cerca più solo di essere viste: si teme di non esserlo abbastanza.

Nel 2003 usciva Cento colpi di spazzola di Melissa P., e fu un terremoto.
Oggi, il desiderio non si racconta: si esibisce.

Il corpo non è più solo oggetto di desiderio: è prodotto, brand, annuncio pubblicitario.

Il potere sessuale femminile? Sempre presente, oggi è più visibile, ma anche più consumato.

Il confine tra emancipazione e mercato è diventato sottile come un filtro di Instagram: leviga tutto, ma non sempre chiarisce.

Oggi, i corpi parlano. Gridano, a volte.

L’ostentazione è diventata accettazione, ma spesso anche imposizione.

Nel 2025, il femminismo è ovunque, ma anche lì, l’algoritmo decide cosa resta e cosa evapora.

L’attivismo è reale, ma anche filtrato, ottimizzato, gamificato.

Guardare le liceali del 2004 e quelle del 2025 è come osservare due fotografie scattate con luci diverse.

Ma in fondo, il soggetto è lo stesso: adolescenti che cercano di essere viste, amate, riconosciute.

Solo che oggi quello specchio è diventato pubblico. E a ogni riflesso corrisponde un giudizio.

Erano bellissime. Lo erano davvero. Ma forse anche oggi lo sono. Solo che dobbiamo imparare a guardarle oltre lo schermo.

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