Mare inquinato, pochi pesci in rete: l’allarme delle associazioni dei pescatori

Nel Messinese, da Brolo a Torre del Lauro, da cinque anni si registra una diminuzione progressiva e drastica del pesce azzurro, palamiti, triglie, merluzzi, ricciole, luvari, cefali, aluzzi, mormore e seppie: tutto prodotto ittico che solitamente si pescava, sino ad una distanza di un miglio e mezzo dalla costa ed a circa 30/40 metri di profondità. A lanciare l’allarme Anapi Pesca Sicilia, Uniagro alimentare Sicilia e Unci. Le tre associazioni di categoria dei pescatori puntano l’indice sul malfunzionamento dei depuratori comunali e di altri scarichi quali reflui fognari e sversamenti di vario genere.

Spesso i pescherecci del circondario marittimo si imbattono in chiazze di impurità e liquami provenienti, presumibilmente, da scarichi fognari urbani. Inoltre, per quanto riguarda il depuratore di Capo D’Orlando, da anni la condotta sottomarina presenta alcune falle in diversi punti come più volte hanno evidenziato i pescatori con la conseguenza che i liquami fognari trasportati si disperdono in mare anche nei vicini comuni costieri d vicino alla battigia, danneggiando tutta la “blu economy” del territorio. Le associazioni di categoria dei pescatori chiedono di risalire alle cause che determinano danni all’ecosistema marino penalizzando soprattutto il settore della piccola pesca.

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