Marinerie dimenticate, Pensabene: “Serve una visione unitaria o il settore rischia l’estinzione”

Non è ancora chiaro di che colore sarà il destino del settore ittico nel 2024. Se la notizia giunta da Roma sull’estensione del Fondo di solidarietà nazionale dal mondo agricolo a quello della pesca e dell’acquacoltura lascia trasparire un futuro più roseo, nuvole grigie appaiono all’orizzonte spostando lo sguardo su temi corposi e complessi, come norme comunitarie e occupazione giovanile.

Quello che traspare è un ennesimo anno di passione che secondo il segretario generale Uilapesca Sicilia Nino Pensabene potrebbe essere arginato solo mettendo “in campo tutte le innovazioni di tipo giuridico-burocratico che il settore aspetta oramai da troppi anni. Auspichiamo che l’istituzione di un Fondo da 300 milioni di euro per fronteggiare le emergenze anche nel settore ittico, sia quantomeno un avvio di una stagione finalizzata a ridare dignità al settore della pesca. E’ impensabile – aggiunge Pensabene – che ancora il comparto, pur avendo previsto dalla legge bilancio 2022 la Cisoa estesa al settore pesca, a oggi questo strumento che funziona dignitosamente per altri settori non sia messo nelle condizioni di essere strumento stabile ed esigibile, perché ancora si aspettano la definizione delle modalità attuative da parte del Governo nazionale“.

L’attenzione è rivolta soprattutto su alcune lacune irrisolte, come la salute e la sicurezza a bordo delle imbarcazioni, dove “manca totalmente una vera tutela, in quanto la normativa attuale di riferimento è obsoleta ed inadatta a rispondere alle esigenze di una realtà produttiva tra le più pericolose al mondo“, o le limitazioni dettate delle norme europee, su cui Pensabene ammette che “tuttavia riconosciamo che sia a livello nazionale e regionale, vi è stata una ferma condanna da parte della politica, su tali norme, che di fatto colpiscono in maniera maggiore e grave, con una serie di misure dirompenti per l’assetto del settore, e in particolare per la marineria siciliana“.

La sfida dell’imminente futuro riguarda molto da vicino l’occupazione e i giovani. Le condizioni su cui versa il settore hanno certamente reso meno attrattivo il comparto pesca. “Le criticità descritte – ha spiegato il segretario generale Uilapesca – unitamente alla progressiva diminuzione di redditività degli addetti, nel tempo hanno indebolito il settore, rendendolo poco attrattivo per le nuove generazioni, tanto da rendere quasi inesistente il necessario ricambio generazionale, indispensabile per non disperdere il patrimonio culturale e sociale proprio di questo antico mestiere“.

pescatoriLascia certamente riflettere il dato siciliano: solo il 10% della forza lavoro è costituita da giovani con meno di 35 anni, mentre il 40% ha più di 55 anni.La Uilapesca – aggiunge Pensabene – da tempo, in ogni manifestazione e incontro pubblico si pone l’obiettivo di un cambio di rotta su tale aspetto, ovvero convincere i giovani a lavorare ed a investire, in un comparto oggi abbandonato, dove giornalmente i costi del gasolio ed energetici aumentano e non si possono fare piani di spesa per sapere quanto occorra per armare l’imbarcazione per la singola battuta di pesca. Tutto questo solo nel nostro paese, perché nei paesi rivieraschi il costo è più che dimezzato. Ma per fare questo occorre riunire il comparto, anche e soprattutto con il coinvolgimento della politica e cambiare quindi il destino di un settore che senza una visione unitaria e condivisa, rischia l’estinzione“.

Per cercare di oltrepassare gli ostacoli la mano è tesa al dialogo anche con la Regione:La Uilapesca siciliana è certa e convinta che, se sostenuto e valorizzato, il settore della pesca siciliana potrebbe garantire occupazione, crearne di nuova, sia grazie al ruolo multifunzionale che la pesca può assumere nelle realtà costiere, attraverso il potenziamento di attività turistico, culturali e ricettive, sia attraverso la promozione di nuove strategie innovative in un‘ottica di blu economy, che devono considerare le attività ittiche come non più marginali. Per fare ciò – conclude – anche la Regione, a cui si riconosce un diverso approccio alla politica europea, si chiede però di più, ovvero una maggiore condivisione ed un coinvolgimento proattivo delle Organizzazioni Sindacali, con la certezza che si potrà dare in questo 2024, quell’apporto al settore che manca da tempo“.

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