Mascherine chirurgiche abbandonate gravi danni all’ambiente marino

Uno studio, come fa sapere un comunicato della AdnKronos, sta analizzando il meccanismo di degradazione delle fibre di polipropilene, materiale con cui sono realizzate le mascherine chirurgiche, il dispositivo di protezione più utilizzato contro il Covid-19. Gettare una mascherina a terra, dal marciapiede alla spiaggia, può creare enormi danni all’ambiente marino, rilasciando migliaia di fibre microscopiche, fino a 173 mila microfibre al giorno.

Nella nota è possibile leggere che si tratta di una “ricerca condotta da un team di chimici del dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca dal titolo “The release process of microfibers: from surgical face masks into the marine environment”, autori Francesco Saliu, Maurizio Veronelli, Clarissa Raguso, Davide Barana, Paolo Galli, Marina Lasagni, pubblicata sulla rivista Environmental Advances”.

“Lo studio – prosegue la nota di AdnKronos – ha approfondito il meccanismo di degradazione foto-ossidativa delle fibre di polipropilene presenti nei tre strati delle mascherine chirurgiche e ha fornito un primo dato quantitativo relativo alla cessione di microplastiche. Per le mascherine, infatti, così come succede per molti altri oggetti di uso quotidiano, il dato relativo alla stabilità oltre il limite di utilizzo non era disponibile in letteratura”.

E ancora “Il lavoro sperimentale è stato condotto sottoponendo mascherine usa e getta disponibili commercialmente ad esperimenti di invecchiamento artificiale, designati per simulare ciò che avviene nell’ambiente, quando una mascherina abbandonata inizia a degradarsi a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici e, in particolare, alla radiazione solare. Un processo che può durare diverse settimane prima che il materiale giunga al mare, dove è poi sottoposto a stress meccanici prolungati indotti dal moto ondoso. È qui che avviene il maggior rilascio di microfibre“.

 

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