Mediterraneo, allarme per le nacchere di mare a rischio di estinzione
Un tempo la Pinna nobilis, comunemente nota come nacchera, abbelliva giardini subacquei del Mar Mediterraneo con la sua massiccia presenza nelle praterie di posidonia. Oggi, a compromettere la sopravvivenza del più grande mollusco bivalve del Mediterraneo (può raggiungere un metro di lunghezza), è un protozoo parassita chiamato Haplosporidium pinnae, appunto perché colpisce la Pinna nobilis.
Il ciclo di vita del parassita, che appartiene al phylum dei Cercozoa, è piuttosto complesso, ma sembra che il danno al mollusco derivi dalla proliferazione delle cellule del mortale ospite nella sua ghiandola digestiva. Questo riduce progressivamente l’alimentazione dell’animale causandone la morte. L’Unione mondiale per la conservazione della natura (IUCN) ha avvertito i Paesi del Mediterraneo della “situazione di emergenza” in cui si trova la Pinna nobilis. La mortalità causata dal parassita ha colpito tutte le popolazioni di nacchera della costa spagnola e si sta diffondendo in più aree della Francia, della Tunisia e della Turchia. In Italia casi di mortalità si sono registrati in Sicilia, Puglia, Campania e Sardegna.
Le Pinne nobilis crescono molto lentamente, protetti dalla “Direttiva habitat” (CITES 92/43/CEE) dell’Unione europea, che tutela gli ambienti naturali e seminaturali e la flora e la fauna selvatiche. Protetti anche nei successivi aggiornamenti Direttiva 2006/105/CE, elencata nell’Allegato IV – Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e perciò ne è vietata la raccolta se non per scopi scientifici.
La Pinna nobilis si può trovare in fondali detritici e fangosi tra i 2 e 40 metri e al suo interno ospita talvolta in simbiosi crostacei decapodi, come Pontonia pinnophylax e Pinnotheres pinnotheres. A differenza di quanto si potrebbe ipotizzare non rappresentano un cibo prelibato. Come tanti molluschi marini produce dei filamenti con i quali si ancora al fondo del mare. Questi fili, sottili e robusti, costituiscono il materiale con cui si fabbrica il filamento detto bisso marino, utilizzato in passato specialmente in Sardegna per la tessitura di preziosi indumenti dai colori cangianti. A seguito della tutela della specie la lavorazione del bisso marino è quasi scomparsa del tutto.
Le conchiglie sono molto ampie e spesso rappresentano l’unico substrato duro su fondali sabbiosi, abitati da Posidonia oceanica e organismi di substrato molle. La Pinna nobilis si può definire un “potenziatore di biodiversità”, in quanto permette l’insediamento di organismi che normalmente vivono sulla roccia, attirandone altri e facilitando la presenza di una elevata biodiversità. Ciò apporta stabilità, sintomo di un ecosistema in buona salute con le positive conseguenze che ne derivano anche per le attività umane. In condizioni normali possono vivere più di 20 anni. Una longevità che sembra messa in discussione, considerando le numerose recenti segnalazioni di esemplari in agonia o morti che si spiaggiano a causa delle mareggiate. La comunità scientifica si è attivata per capire la portata del fenomeno e studiare idonee contromisure per evitare l’estinzione.