Mercati ittici, tra tradizione e pesce pronto all’uso: “Resti la loro funzione sociale”
In Italia è tradizione proporre sul banco vendita pesci interi, magari da pulire e sfilettare al momento, mentre all’estero è raro vedere esposto un calamaro con tutti i suoi tentacoli o il pescato tal quale: tutto è già sgusciato, sezionato, pronto all’uso, e magari già abbinato al riso come impone la sushi-manìa.
I mercati all’ingrosso nazionali, che sono un canale in crescita, apprezzati per la garanzia di tracciabilità del pescato e per la sicurezza alimentare, attualmente “sono un ponte tra tradizione e futuro e stanno valutando se e quanto abbracciare della tendenza al commercio dei semilavorati in voga all’estero che spesso però porta all’omologazione dell’offerta“. A parlarne, alla chiusura di “Pesce in piazza”, la tre giorni di confronto tra i banchi del mercato rionale di Trastevere ideata da Francesca Rocchi e sostenuta dal Masaf, è il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini in un confronto con Sabrina Alfonsi, Assessore all’Agricoltura con delega alla Pesca di Roma Capitale, il responsabile della Pesca di Coldiretti, il marchigiano Tonino Giardina.
“I mercati all’ingrosso sono strutture pubbliche di scambi commerciali che annoverano veterinari specializzati – ha precisato Pallottini – a garanzia, su un prodotto così sensibile come il pesce, per gli operatori professionali e i consumatori, ai quali viene dato libero accesso in alcune giornate open. Da noi la varietà e la stagionalità del prodotto fresco sono caratterizzanti, mentre all’estero si tende ad elevare il contenuto di servizi con pesci e molluschi pronti all’uso, ma le specie in vendita sono sempre salmone, merluzzo e poco altro. Ma sicuramente dovremo attrezzarci per rispondere alle istanze della ristorazione che chiedono perlopiù semilavorati“.
Ad oggi, secondo una stima Coldiretti Pesca, “oltre il 90% del prodotti ittico pescato in Italia è messo in commercio dalle piccole marinerie tal quale, senza trasformazioni dunque, e ha una vita media commerciale di cinque giorni“.
Altro tema dei temi è la certificazione dell’acquacoltura, ma nel frattempo Coldiretti Pesca propone di estendere l’obbligo di tracciabilità del pescato ai ristoranti.