Mercurio nei pesci, stop della Commissione Ue all’aumento del livello massimo autorizzato
Nelle scorse settimane è arrivato lo stop della Commissione europea all’aumento del livello massimo autorizzato di mercurio nel pesce. In sintesi, vengono confermati i livelli massimi autorizzati fissati a un milligrammo per chilogrammo di pesce (si voleva di raddoppiare la quantità tollerata). La carne di pesce è il principale contributore all’esposizione alimentare al metilmercurio per tutte le età in Europa, seguita da prodotti ittici trasformati. Il contenuto di mercurio nel pesce varia ampiamente a seconda della specie, ma in generale è più alto nei pesci predatori, come il tonno e il pesce spada, e può essere tossico per i reni, fegato, sistema nervoso, sistema immunitario e sistema riproduttivo.
Le cause della contaminazione da mercurio per i pesci sono imputabili ai meccanismi naturali di “dilavamento” ed erosione del terreno da parte dell’acqua del mare (ovviamente dove i minerali presentano una maggiore presenza di mercurio, in quelle aree il mare ne presenterà una più alta concentrazione) e ai processi inquinanti di fabbriche, industrie e in ultimo dell’uomo che sversano in mare acque contaminate. Gli animali marini che vengono in contatto con questa sostanza, la assimilano e la trasformano in metilmercurio, presente in essi in varie concentrazioni, che differiscono a seconda del periodo di vita e della posizione nella loro catena alimentare. Il metilmercurio del pesce diventa così mercurio biodisponibile per l’uomo, che, consumando pesci contaminati, lo diffonde nei propri organi e tessuti, dove, soprattutto a livello nervoso, può esercitare la sua azione tossica.
I limiti di mercurio nei prodotti della pesca sono stabiliti dal Regolamento (CE) n. 1881/2006, che ha fissato 0,5 mg/kg per i pesci e muscolo di pesce, e 1 mg/kg per il tonno, pesce spada e squalo.