Nel Mediterraneo l’80% dei rifiuti è di plastica: è mangiata da un pesce su 3

L’80% dei rifiuti presenti nel Mar Mediterraneo e sulle sue coste è di plastica e almeno un pesce su tre l’ha mangiata: è questo quanto emerge dai dati diffusi nel corso della Conferenza Finale di COMMON, COastal Management and MOnitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean sea, tenutasi in questi giorni a Tunisi. Il progetto europeo nato nel 2019, ha coinvolto Italia, Libano e Tunisia in una serie di azioni di raccolta, analisi e sensibilizzazione in 5 aree pilota con lo scopo di affrontare il problema dei rifiuti nel Mediterraneo.

L’analisi è stata condotta su più di 700 individui di 6 diverse specie ittiche: Engraulis encrasicolus (anchovy), Sardina pilchardus (sardine), Sardinella aurita (alaccia), Boops boops (boga), Mullus barbatus (red mullet), Lythognathus mormirus (Momora). Le specie più colpite dal fenomeno sarebbero soprattutto le tartarughe marine.

Un danno incalcolabile se si pensa soprattutto ai rischi che ricadono sulla biodiversità. Il problema infatti non è solo l’ingresso della plastica nella catena alimentare marina ma i possibili effetti tossici dei materiali che alla plastica sono stati aggiunti. Gli impatti della contaminazione di plastica sulle acque del Mediterraneo sono diversi e dipendono anche dalla dimensione dei frammenti. In alcuni casi gli esemplari marini restano intrappolati nelle reti da pesca o in oggetti galleggianti. Quando i frammenti sono più piccoli si verifica l’ingestione, che può portare a malnutrizione, soffocamento, ostruzione dell’intestino e inedia, senza contare l’alterazione delle vie metaboliche e dei sistemi endocrini collegata alla liberazione degli additivi applicati sulle plastiche, spesso tossici. 

I risultati hanno dimostrato che dei 90mila reperti analizzati circa il 25% è costituito da mozziconi, il 9% da frammenti tra i 2,5 e i 50 cm, il 7% da cotton-fioc. Il 53% dei rifiuti proviene da oggetti usa e getta o monouso.

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