Nono anniversario del naufragio a Lampedusa: ancora oggi il Mediterraneo è la rotta più mortale
Ricorre oggi la Giornata Nazionale della Memoria e dell’Accoglienza in occasione del 9° anniversario del tragico naufragio avvenuto al largo di Lampedusa nel 2013. A perdere la vita furono 368 persone, tra cui 83 donne e 9 bambini.
I superstiti salvati furono 155, di cui 41 minori: 40 non accompagnati e uno solo con la famiglia. Il barcone, un peschereccio lungo circa 20 metri, era salpato dal porto libico di Misurata il primo ottobre 2013, con a bordo migranti di origine eritrea e etiope. La barca era giunta a circa mezzo miglio dalle coste lampedusane quando i motori si bloccarono, poco lontano dall’Isola dei Conigli, per attirare l’attenzione delle navi che passavano l’assistente del capitano ha agitato uno straccio infuocato producendo molto fumo. Questo ha spaventato parte dei passeggeri, che si sono spostati da un lato dell’imbarcazione stracolma che si è rovesciata. La barca ha girato su sé stessa tre volte prima di colare a picco. Alle sette circa locali alcune imbarcazioni civili e pescherecci hanno notato i naufraghi e dato l’allarme caricando la maggior parte dei superstiti a bordo. Nei giorni successivi, le operazioni di recupero dei morti e la conta del numero dei morti. A partire da oggi, sull’Isola di Lampedusa sono diverse le iniziative organizzate in occasione della Giornata della memoria e dell’accoglienza.
Da quel tragico incidente ad oggi, quasi 25.000 migranti e rifugiati hanno perso la vita nel Mediterraneo, quasi 20.000 dei quali lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Solo nel 2022, sono già 1.400 le persone morte o disperse nel Mediterraneo. Di queste, l’84% sulla rotta del Mediterraneo centrale che si conferma come una delle più attive e pericolose a livello globale.
L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR), e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) si sono recati ieri a Lampedusa con il Comitato 3 Ottobre, insieme alle organizzazioni della società civile, i rappresentanti delle istituzioni governative locali, nazionali ed europee per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo disperato di trovare sicurezza e protezione in Europa. Le organizzazioni hanno inoltre aderito alle attività organizzate dal Comitato 3 Ottobre nell’ambito del progetto Welcome Europe, con l’obiettivo di promuovere nelle giovani generazioni italiane ed europee una cultura di solidarietà, accoglienza e dialogo, fondata sul rispetto dei diritti umani e dell’imperativo umanitario e giuridico di salvare vite in mare. Gli ultimi naufragi nel Mediterraneo ci ricordano, infatti, quanto sia necessario rafforzare la capacità di ricerca e soccorso a livello regionale.
“È inaccettabile che bambini, donne e uomini, persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni, continuino a perdere la vita nel Mediterraneo“, sottolinea Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “L’Europa deve dotarsi di un meccanismo più prevedibile e efficiente guidato dagli Stati per la ricerca e il salvataggio in mare e fare in modo che chi arriva in cerca di protezione possa trovarla e ricostruire la propria vita in dignità“.
In attesa che un tale meccanismo sia creato e implementato, Oim, UNHCR e UNICEF ribadiscono il loro apprezzamento per il prezioso lavoro di soccorso in mare effettuato dalla Guardia Costiera Italiana, dalle Ong e dai comandanti delle navi commerciali. Senza il loro prezioso contributo il numero di morti e dispersi sarebbe molto più alto. Le Organizzazioni delle Nazioni Unite ribadiscono l’importanza di ampliare i canali sicuri e regolari di asilo e migrazione per garantire alternative sicure all’attraversamento in mare. “Alla luce del continuo numero di tragedie alle quali ancora assistiamo, in questa giornata è importante ribadire come la salvaguardia della vita umana sia prioritaria rispetto a tutte le altre considerazioni afferenti la gestione del fenomeno migratorio e che il soccorso di persone in difficoltà è un principio fondamentale di umanità e solidarietà, e che deve essere supportato e promosso a tal fine sia il lavoro degli Stati sia il prezioso contributo delle Ong presenti nel Mediterraneo“, afferma Laurence Hart, direttore dell’Ufficio di Coordinamento OIM per il Mediterraneo.
Resta inoltre necessario continuare ad assicurare un sistema in grado di identificare tempestivamente le categorie più vulnerabili che arrivano in Italia, tra cui minori stranieri non accompagnati, sopravvissute/i alla violenza di genere e vittime di tratta, e garantire che chi ha subito maltrattamenti e abusi venga indirizzato verso un’assistenza specializzata. “Ancora oggi tra rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo Centrale contiamo molti minorenni, tra cui tante ragazze, spesso tra i soggetti più esposti al rischio di sfruttamento e violenza. Un’accoglienza adeguata, la presa in carico dei casi più vulnerabili, il reinserimento scolastico e l’inclusione sociale, compreso il contrasto alla discriminazione, restano la chiave per consentire loro un nuovo percorso nella società d’accoglienza” ha dichiarato Sarah Martelli, coordinatrice Unicef per la risposta in Italia ad interim.
In occasione della ricorrenza del 3 ottobre, l’UNHCR, l’OIM e l’UNICEF accolgono e rilanciano la proposta del Comitato 3 ottobre che chiede alle istituzioni europee che il 3 ottobre diventi Giornata europea della memoria e dell’accoglienza, nella convinzione che non ci sia futuro senza memoria. La proposta di legge per l’istituzione del 3 ottobre quale Giornata Europea della Memoria e dell’Accoglienza proposta dal Comitato 3 ottobre è stata sottoscritta tra gli altri da: Comune di Lampedusa e Linosa, Medici Senza Frontiere Arising Africans, Festival Divercity, U.N.I.R.E.
I DATI DAL 2014
In occasione della Giornata della memoria e dell’accoglienza, in cui si ricorda il naufragio al largo di Lampedusa, durante il quale persero la vita 368 persone, la fondazione Ismu ha pubblicato i dati relativi al numero di persone morte o disperse dal 2014 nel Mediterraneo: oltre 25 mila.
“Il viaggio verso l’Italia – spiegano dalla fondazione – si conferma il più pericoloso: è sulla rotta del Mediterraneo centrale che si registra da sempre il più elevato numero di morti e dispersi ovvero 1.088 dal primo gennaio al 25 settembre 2022 su un totale di 1.473 su tutte le rotte del Mediterraneo, tra questi 60 erano bambini”. Si tratta di oltre il 75%.
La Sicilia continua ad essere il principale approdo di chi fugge verso l’Europa. Al 25 settembre si contano oltre 51mila arrivi su un totale di 69mila in Italia. Ma il fenomeno, come ricordano i dati IOM (International Organization for Migration), è mondiale: a livello globale dal primo gennaio al 25 settembre 2022 sono stati registrati 3.469 decessi.
La rotta del Mediterraneo resta la più mortale, con il 43% di tutti i migranti morti e dispersi nel mondo nei primi nove mesi del 2022, ma non è l’unica. Crescono i decessi sulla rotta americana che nel 2022 sono un quarto di quelli mondiali mentre diminuiscono quelli in Africa (16% del totale mentre nel 2020 era il 30%), ma a causa del conflitto in Ucraina c’è una crescita di migranti morti e dispersi in Europa che nel 2020 erano il 2% ed ora sono il 3,7.
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