Nuova scoperta contro i cambiamenti climatici: come funziona la fertilizzazione degli oceani
Combattere i cambiamenti climatici fertilizzando gli oceani: è questa l’idea di un gruppo di ricreatori internazionali guidati da scienziati americani del Pacific Northwest National Laboratory di Richland. Alla base di questa operazione ci sarebbe l’uso di nanoparticelle a base di ferro che favorendo la crescita del fitoplacton, l’insieme di microorganismi autotrofi fotosintetizzanti che vivono nell’acqua marina, catturano grandi quantità di CO2.
Il principio di base è molto semplice: più fitoplancton c’è e maggiori sono le concentrazioni di carbonio atmosferico che l’oceano può estrarre e trasferire negli abissi, una volta deceduti i microorganismi che lo assorbono. Grazie a queste nanoparticelle, si potrebbe aumentare la capacità di assorbimento di CO2 da parte dell’oceano, che assieme alle foreste già ne accumula la maggior parte.
Distribuendo questi composti sarebbe possibile catalizzare la crescita delle microalghe oceaniche tra il 35 e oltre 700%, entro limiti che non arrechino danni agli ecosistemi. Troppo “fertilizzante” determinerebbe effetti tossici e controproducenti.
Una simile operazione avrebbe però costi non indifferente. E prima di agire gli scienziati devono essere assolutamente sicuri che un simile processo non danneggi in alcun modo gli ecosistemi. Le preoccupazioni principali sono per gli animali che vivono sui fondali.