Oggi si celebra la Giornata mondiale della biodiversità

Il 22 maggio si celebra la Giornata mondiale della biodiversità, istituita dalle Nazioni Unite nel 1993. La data è stata scelta per ricordare l’adozione della Convenzione sulla diversità biologica, avvenuta il 22 maggio 1992. Il tema dell’edizione del 2019 è “La nostra biodiversità, il nostro cibo, la nostra salute”. Nel mondo sono circa un milione le piante e gli animali che rischiano di sparire a causa dei comportamenti dell’uomo e dei cambiamenti climatici.

In Italia, su 2.807 specie animali, sono ben 596 quelle valutate a rischio di estinzione, pari a oltre un quinto del totale, secondo i dati dell’Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura). Sono minacciate da cambiamenti climatici, sovrasfruttamento delle risorse naturali, frammentazione e perdita habitat, inquinamento e pesticidi, introduzione di specie aliene invasive. Nel Mediterraneo sono state valutate fino ad oggi quasi 6.000 specie, di cui il 25% è stato classificato come minacciato.

La biodiversità è un prerequisito fondamentale del benessere dei viventi, incluso l’uomo, consumatore per eccellenza nella catena alimentare. La perdita di biodiversità destabilizza gli equilibri degli ecosistemi, può favorire il progresso di patogeni e promuovere la diffusione di malattie; mina la sicurezza alimentare e riduce la varietà di nutrienti a disposizione per l’uomo; ci rende più esposti a disastri naturali e meno adattabili ai cambiamenti climatici.

Dall’anno della sua entrata in vigore la Convenzione sulla diversità biologica ha ottenuti risultati notevoli, dall’incremento delle aree e delle specie protette, all’adozione del Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza e del Protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e l’equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo, fino alla creazione e attuazione di strategie e piani d’azione nazionali e internazionali per la conservazione della biodiversità. In seguito all’adozione del Piano strategico per la biodiversità per il periodo 2011-2020, la cui missione è quella di arginare la perdita di diversità biologica e assicurare il ripristino degli ecosistemi, sono inoltre stati compiuti notevoli progressi nel raggiungimento di alcuni dei venti obiettivi di Aichi per la biodiversità. La 15° Conferenza delle Parti della Convenzione Onu sulla Diversità Biologica che si terrà in Cina il prossimo anno dovrà elaborare e approvare la nuova strategia decennale mondiale per la biodiversità.

Secondo Anabio-Cia “bisogna rafforzare la legislazione, creare incentivi e promuovere iniziative a livello globale, per la tutela della biodiversità. E l’Italia deve fare da apripista e da esempio, visto che -con un trentesimo della superficie Ue- detiene il 50% della biodiversità vegetale e il 30% di quella animale di tutto il continente europeo”.

“Fermare il processo di perdita di biodiversità a livello globale è necessario, perché una sua diminuzione riduce drasticamente la capacità di adattamento degli ecosistemi e, quindi, la loro possibilità di reagire a parassiti e malattie, oltre che ai cambiamenti climatici. In questo senso, l’adozione di pratiche come l’agricoltura biologica e quella conservativa, così come una gestione sostenibile del suolo – spiega Anabio – consente di ottenere sistemi agroalimentari rispettosi della biodiversità”.

Anabio-Cia ricorda che il “Parlamento italiano ha adottato nel 2015 la legge con “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare” e che in molte regioni sono presenti norme per l’uso sostenibile della biodiversità agricola. Bisogna, però, intensificare gli sforzi, ad esempio migliorando lo stato delle conoscenze in materia. Inoltre, è necessario potenziare le collaborazioni tra politici, organizzazioni di produttori, consumatori, settore privato e organizzazioni della società civile nei settori alimentare, agricolo e ambientale”.

“Soprattutto – aggiunge Anabio – la salvaguardia e il recupero della biodiversità agricola passa attraverso il miglioramento genetico partecipato dagli agricoltori, che consente di mantenere e produrre varietà migliori e più diversificate e, quindi, utilizzabili anche nelle aree agricole meno vocate. Proprio in queste zone, l’agricoltura biologica ha consentito di evitare l’abbandono e di mantenere il presidio dell’uomo a salvaguardia dei territori, così come di costruire un reddito dalla coltivazione di tipicità con più valore aggiunto”. “Per vincere la sfida della biodiversità, infatti, la questione non va affrontata solo dal punto di vista naturalistico ma in maniera integrata – conclude Anabio – rispetto alla sfera economica, sviluppando filiere virtuose, efficienti e competitive e creando nuove opportunità di lavoro”.

 

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