Oggi si celebra la “Giornata mondiale della pesca”

Oggi si celebra la “Giornata mondiale della pesca”, istituita a Nuova Delhi, in India, il 21 novembre 1997, quando per la prima volta rappresentanti di pescatori e di lavoratori del settore ittico di 32 Paesi si riunirono per dare vita ad una loro organizzazione internazionale e si impegnarono a sostenere politiche e pratiche di pesca sostenibili a livello mondiale.

La “Giornata mondiale della pesca” vuole richiamare l’attenzione sulla salvaguardia dell’ecosistema marino, sulla pesca eccessiva, sulle altre gravi minacce alla sostenibilità delle risorse ittiche, ovvero sulla la necessità di una pesca sostenibile nel Mediterraneo e a livello globale, riconoscendo l’importanza del “Codice di condotta” per la pesca responsabile adottato venti anni fa dalla Conferenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Il Mediterraneo è un sistema complesso su cui si affacciano più di 21 paesi. Pesca eccessiva, illegale, traffico marittimo e inquinamento da plastica stanno minando il delicato equilibrio e la biodiversità del “Mare nostrum”.

In questa questa Giornata particolare è doveroso rivolgere l’attenzione sui pescatori e le loro famiglie che ogni giorno, con grandi sacrifici, lavorano per soddisfare le richieste che provengono dal mercato del pescato.                “Preghiamo per tutti i marittimi e auspichiamo un impegno globale contro la tratta degli esseri umani e il lavoro forzato nel settore della pesca” dice con un twitter Papa Francesco. La pesca dà lavoro e sostentamento a circa il 10% della popolazione lavorativa globale, sono più di 800 milioni le persone in tutto il mondo che dipendono, come fonte di reddito e di approvvigionamento alimentare, dalla pesca. Il 97% di questi 800 milioni vive nei paesi in via di sviluppo. In Italia il consumo pro capite di pesce è pari a 25 kg/anno, dei quali 6 kg provengono da produzione locale e 19 kg sono importati: di questi a loro volta dal 30 al 40% proviene da paesi in via di sviluppo. L’Europa è il più grande importatore di pesce a livello mondiale, di cui la metà proviene da paesi in via di sviluppo (l’Italia importa il 76% del pesce che consuma). Secondo alcuni dati del WWF il 61% degli stock ittici mondiali sono completamente sfruttati e il 29% sono sovrasfruttati.

Il pesce pescato in maniera sostenibile, senza generare sovrasfruttamento, riduce gli impatti sugli oceani e mari ed assicura posti di lavoro per pescatori, trasformatori e ai commercianti nel lungo periodo. Inoltre, scegliere cosa si acquista nel contesto contemporaneo costituisce il primo step per costruire il futuro del mare e dei suoi abitanti. Rimane di vitale importanza il ruolo del consumatore che deve riconoscere il pesce, saper leggere le etichette conoscendo la specie e, soprattutto, la taglia.

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