Palermo, porticciolo della Bandita: slittano in primavera i lavori di dragaggio
Sarà la Sogemar costruzioni srl, l’unica tra le imprese perdenti ad aver presentato un’offerta valida per dragare il porticciolo della Bandita, dove nell’arco di trent’anni, l’erosione provocata dal mare ha fatto sparire oltre venti metri di arenile, a subentrare all’impresa trapanese Vivai del Sole di Giulia Zizzo, che si era aggiudicata l’appalto da 138mila euro a ottobre del 2017 (l‘opera era stata inserita nel piano annuale delle opere pubbliche del 2017) per poi presentare un piano operativo insufficiente di sicurezza dei lavori. Seguendo il normale iter, senza alcun intoppo, i lavori dovrebbero essere avviati in primavera anche se prima dovranno essere effettuati altri sondaggi sul terreno per valutare la presenza di sostanze inquinanti, perché i carotaggi effettuati negli anni passati avevano evidenziato una presenza di organostannici (OTC) che superano le soglie di contaminazione previste per legge. I composti organostannici sono composti organici che contengono almeno un legame fra carbonio e stagno. In generale, i composti organostannici ed in particolare il tributilstagno, sono stati molto utilizzati, sin dalla metà degli anni ’60, come biocidi nelle vernici antivegetative. A causa del loro diffuso uso in numerose applicazioni e delle loro specifiche caratteristiche chimico-fisiche, tali inquinanti sono stati rilevati in tutti gli ecosistemi acquatici, con concentrazioni più elevate negli ambienti marino-costieri e lagunari.
Il rilancio del porticciolo della Bandita e della sua baia fagocitata dalla sabbia, dove gli approdi non garantiscono più sicurezza, può innescare la rigenerazione e lo sviluppo del quartiere e dell’intera Costa Sud ma secondo alcune stime tecniche, con l’importo stanziato per il recupero del porticciolo che trent’anni fa era un punto di approdo di circa trecento pescatori, si potranno dragare solo 9mila metri cubi di sabbia. Dunque, dopo una lunga attesa questo intervento potrebbe non bastare per rendere fruibile questa storica struttura portuale di Palermo. E’ opinione comune che bisogna riconnettere il quartiere al mare sotto ogni profilo, riattivando le funzioni legate alla pesca, evitando l’inesorabile declino delle attività legate a questo importante settore che una città come Palermo, il cui nome deriva dal greco “Panormos” (παν-όρμος, tutto-porto), non può permettersi.