Pesca e acquacoltura nell’UE: quanto sono importati? Ecco cosa emerge dal report

La Commissione Europea ha pubblicato un report, “Facts and Figures on the Common Fisheries Policy”, una panoramica dei complessi settori della pesca e dell’acquacoltura in UE nel 2022.

In diverse regioni dell’UE la pesca svolge un ruolo cruciale nell’occupazione e nell’attività economica. Solo Spagna, Grecia e Italia insieme registrano circa il 62% dell’occupazione. Oltre 70000 persone sono impiegate nei settori dell’acquacoltura, marina e dolce.

Per quanto riguarda la produzione, la principale fonte UE è data da prodotti in scatola e pasti pronti a base di pesce, crostacei e molluschi. Le aziende coinvolte nel settore sono circa 3500. Mentre per la trasformazione del pesce nel l’UE il fatturato nel 2018 è stato di circa 30 miliardi di euro. Spagna, Francia e Polonia sono tra i principali contributori.

Come trascritto nel report, l’UE ricopre circa il 3% della produzione globale di prodotti ittici, piazzando al quinto posto. Il 78% della produzione proviene dalla pesca mentre il restante 22% dall’acquacoltura. In termini di volume Spagna, Danimarca e Francia sono i più grandi produttori.

PESCA

L’UE rappresenta il 5,1% della produzione di pesca mondiale. Le catture sono effettuate principalmente nel nord-est Atlantico. Le specie più pescate sono aringa, spratto europeo, melù e sgombro. Danimarca, Spagna, Paesi Bassi e Francia, gli stati più rilevanti in termini di pesca, rappresentano il 58% del totale delle catture UE.

ACQUACOLTURA

Per quanto riguarda l’acquacoltura i paesi UE producono circa 1,37 milioni tonnellate in volume e oltre 5 miliardi di euro in valore. A pesare maggiormente sono le cozze mediterranee, per il 36%. Seguono il salmone atlantico e la trota iridea, che insieme rappresentano il 30%. Spagna, Francia, Italia e Grecia sono i principali produttori.
Nella produzione mondiale totale, l’UE occupa una quota dell’1,13% in termini di volume e del 2,29% in valore.

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