Pesca a strascico nel Mediterraneo, Bruxelles approva nuovo piano di gestione. Scontente le organizzazioni di categoria
Nel corso della trattativa tra Commissione, Parlamento e Consiglio è stato raggiunto un accordo sulla proposta della CE di regolamento per un piano multi-annuale per la pesca che sfrutta gli stock demersali nel Mar Mediterraneo Occidentale, riguardante la flotta a strascico di Italia, Francia e Spagna operante fra il Tirreno e il Mare di Alboran.
Un testo che ha lasciato scontente le organizzazioni di categoria che speravano di ottenere condizioni migliori poiché il nuovo Regolamento – sottolineano – rimane un’altra stangata alla pesca italiana ed europea nel Mediterraneo. “Se non è sempre facile consolarsi pensando che poteva andare peggio, in questo caso è particolarmente difficile: fino al 40% di riduzione dell’attività di pesca in mare entro i prossimi 5 anni, deciso allontanamento dello strascico dalla costa per 3 mesi/anno (6 miglia-batimetrica 100 m), stabilita durata massima del giorno di pesca in 15 h, ed altro ancora. Un cocktail difficile da digerire che metterà a dura prova la tenuta delle imprese”. Agci Agrital (Associazione Generale Cooperative Italiane – Settore Ittico Agro Alimentare) commenta così la notizia dell’accordo provvisorio.
I dati preoccupanti sul sovra sfruttamento degli stock valutati e l’accelerazione imposta da Bruxelles sulla base dell’ultima riforma della Politica Comune della Pesca – che ha fissato il raggiungimento della massima cattura sostenibile (MSY) per tutti gli stock entro il 2020 – hanno reso impossibile adottare, ed aspettare l’effetto, di misure tecniche e di gestione diverse, come le chiusure spazio-temporali e l’aumento della selettività degli attrezzi e hanno spinto verso una significativa riduzione dello sforzo di pesca, senza tenere conto delle tante diverse specificità nella vasta area interessata, con pesanti impatti prevedibili sul piano socio-economico che potranno essere alleggeriti solo attraverso una adozione progressiva e flessibile delle misure.
La nota Agci accoglie comunque positivamente lo spostamento dell’obiettivo del 2020 di 5 anni per una maggiore progressione, e che sia stata “eliminata la “minaccia” di adozione in Mediterraneo del sistema TAC e Quote, la riduzione dello sforzo di pesca in 5 anni è stata portata da un massimo del 50% al 40%, l’allargamento della fascia di protezione che la CE voleva portare dalla batimetrica dei 50 ai 100 m è stata “aggiustata” con il limite alle 6 miglia, mentre aperture hanno riguardato gli incentivi per i ritiri definitivi” (attualmente proibiti dal FEAMP). “Tutti miglioramenti – sottolinea Agci – rispetto alla proposta iniziale presentata un anno fa, ottenuti anche attraverso l’impegno del nostro governo e di tanti eurodeputati italiani che hanno ascoltato le istanze presentate dall’Alleanza delle cooperative italiane nei lunghi mesi di negoziato”, si legge nella nota. Il testo è ora avviato al Comitato dei Rappresentanti Permanenti, Parlamento e Consiglio per la definitiva approvazione. ”Finalmente un segnale positivo per il Mediterraneo occidentale e per i nostri pescatori – dichiara l’eurodeputato Giovanni La Via (Fi/Ppe) – in particolare quelli che praticano la pesca su piccola scala. Un buon risultato per il settore in Sicilia”. In base al compromesso raggiunto dai negoziatori delle istituzioni Ue, particolare – spiega La Via – è stato stabilito che siano 3 i mesi consecutivi (ove opportuno) di divieto di pesca a strascico a 6 miglia dalla costa, tranne nelle aree più profonde dell’isobata di 100 metri. In alternativa, gli Stati membri possono chiudere altre aree sulla base dei migliori pareri scientifici disponibili, e se viene raggiunta una riduzione di almeno il 20% per il nasello”. Inoltre, ”la durata del giorno di pesca e’ fissata a 15 ore al massimo, con possibile deroga fino a 18 ore”. Viene anche preso in considerazione il settore della pesca ricreativa: ”quando presenta un impatto significativo sugli stock, il Consiglio dei ministri Ue può fissare dei limiti”. Per l’eurodeputato di Fi, ”l’attività della piccola pesca è un patrimonio da salvaguardare, su cui si basa – dice – una importante fetta della nostra economia, con una tradizione da tutelare, valorizzare e difendere”, per un comparto strategico sotto il profilo occupazionale”.