Pescatori sequestrati in Libia, i familiari: “Si rischia la vita. Fateli tornare a casa”
“Sono contenta di avere sentito dopo 16 giorni di silenzio la voce di mio figlio, ma sono scontenta nel sapere che è in galera. Hanno bisogno di aiuto, qui si rischia la vita. Siamo preoccupati, la notte non dormiamo, di giorno stiamo con la speranza di avere buone notizie“.
Lo ha detto alla televisione 7 Rosetta, la madre di Pietro Marrone, il comandante del Medinea uno dei pescherecci sequestrati con l’Antartide il 1 settembre scorso a 35 miglia a largo di Bengasi dalla marina fedele al generale Haftar.
“Siamo intenzionati ad andare a Roma – aggiunge Cristina, la moglie di uno dei 18 marittimi sequestrati- per fare sentire la nostra voce. Fra l’altro più il tempo passa più siamo disperate anche rispetto al nostro ruolo di mamme. In casa manca la serenità. Siamo stanchi vogliamo che tutti i nostri marinai vengano liberati e ritornino a casa“.
Ieri il premier Giuseppe Conte aveva affermato in un messaggio inviato al presidente della Regione Nello Musumeci. “Intendo rassicurarla in merito all’impegno del Governo, in tutte le sue articolazioni e componenti, per pervenire a una rapida e positiva soluzione della vicenda. Io stesso sto seguendo il caso su base quotidiana con tutta la determinazione che il caso richiede”.