PNRR, ecco il progetto MER: dalla protezione dei fondali alla mappatura degli habitat
Si chiama MER ed è il più grande progetto sul mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Il piano vede Ispra come soggetto attuatore e il ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica come amministrazione titolare del finanziamento di 400 mln di euro per il 2022-2026. Tanti sono i punti, le strategie e le attività identificate, tra queste: 15 aree con Posidonia Oceanica da ricostruire, l’individuazione e il ripristino di almeno 15 aree dove sono presenti attrezzi da pesca abbandonati, la mappatura di circa 90 monti sottomarini localizzati nel Mar Ligure, l’Alto e il Basso Tirreno, il Mar di Sardegna, il Mar Ionio ed il Mare Adriatico meridionale, per una superficie stimata di circa 14mila km2 e una nuova unità navale in grado di sondare i fondali fino a 4000 metri.
Il Mer prevede interventi per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini, il rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri e la mappatura degli habitat costieri e marini di interesse conservazionistico nelle acque italiane con l’acquisizione di una nuova unità navale oceanografica, dotata di apparecchiature altamente tecnologiche in grado di sondare i fondali fino a 4000 m e strumentazione acustica ad altissima risoluzione.
La Strategia Europea per la Biodiversità richiede, per il 2030 di proteggere il 30% dei mari europei e il 10% in modo rigoroso in ciascun Paese dell’Unione, ma il progetto va oltre gli obiettivi di tutela e protezione: propone infatti di invertire il degrado degli ecosistemi mediante interventi di ripristino che fanno uso di protocolli consolidati, ma su una scala spaziale molto vasta mai tentata prima. Gli interventi di ripristino riguarderanno i letti ad ostriche nell’Adriatico, le praterie a Posidonia oceanica, o altre fanerogame marine, il coralligeno e le foreste a Cystoseira.
Più nel dettaglio, è prevista la ricostruzione di banchi di ostrica piatta europea (Ostrea edulis) in cinque regioni dell’Adriatico: Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo. A livello globale – ricorda Ispra – si stima che l’85% deli banchi naturali di ostriche sia andato perduto, rendendo questo habitat uno dei più minacciati al mondo; le ostriche hanno la capacità di costruire veri e propri reef calcarei, l’equivalente alle nostre latitudini delle scogliere coralline tropicali, per questo sono chiamate ‘ingegneri ecosistemici’.
Altro elemento senza precedenti del Progetto è la mappatura degli habitat costieri di tutta la costa italiana: le mappature di Posidonia oceanica erano state realizzate in passato nel corso di più anni; ora si prevede di cartografarla in un unico lasso temporale. Saranno utilizzati sensori in grado di coprire 17.581 km2 di superficie da investigare, sensori da aereo e da satellite su una superficie pari a 10.200 km2, la tecnologia Multibeam (la più utilizzata per gli studi batimetrici che utilizza la propagazione delle onde acustiche) su una superficie pari a 4000 km2 e acquisizioni in situ mediante Autonomous Underwater Vehicle (una specie di drone subacqueo) per coprire 4000 km di costa lineari. Il monitoraggio mediante antenne radar HF costieri (una strumentazione che consente il monitoraggio da remoto della circolazione marina superficiale) prevede, poi, l’istallazione di 13 nuove antenne e la manutenzione di 7 antenne esistenti con una copertura totale di mare di circa 9800 km2.
Prevista la realizzazione di una nuova rete nazionale di boe d’altura per il monitoraggio del moto ondoso, delle correnti marine e dei parametri meteo, aggiungendosi alla già esistente Rete Ondametrica Nazionale (Ron). Si prevede di installare a diverse miglia dalla costa, all’interno della futura Zona economica esclusiva (Zee), almeno sei stazioni di monitoraggio su fondali fino a 1.000 metri ed almeno quattro stazioni di monitoraggio su fondali fino a 3000 metri. Sarà ripristinata la Rete Ondametrica con i suoi 15 punti di monitoraggio, uniformemente distribuiti lungo le coste nazionali, integrando i sensori ondametrici con misuratori di corrente e strumentazione utile alla completa definizione del clima marino e meteorologico, che fornirà elementi fondamentali per gli scenari di cambiamenti climatici che interesseranno la nostra penisola nei prossimi anni e decenni.
Per gli habitat profondi saranno mappati circa 90 monti sottomarini (seamounts), localizzati nel Mar Ligure, l’Alto e il Basso Tirreno, il Mar di Sardegna, il Mar Ionio ed il Mare Adriatico meridionale, per una superficie stimata di circa 14000 km2. Per fare ciò, si utilizzeranno robot sottomarini (Rov) in grado di registrare video in alta definizione e strumenti acustici ad alta risoluzione, con una unità navale che lavori H24 per oltre 200 giornate di attività l’anno nel periodo 2024-2025-2026.
Il ripristino delle praterie a Posidonia oceanica, coralligeno e foreste a Cystoseira saranno affiancati da specifiche azioni di protezione delle aree, con l’obiettivo di promuovere ed accelerare il loro naturale recupero e ripristinare la connettività̀ ecologica; sono in corso di valutazione oltre 15 aree da ripristinare lungo tutta la penisola.
Il progetto Mer prevede l’individuazione ed il ripristino di almeno 15 aree dove sono presenti attrezzi da pesca e/o di acquacoltura abbandonati, preservando la fauna e flora locali (dati Ispra mostrano che l’86,5% dei rifiuti in mare è legato alle attività di pesca e il 94% di questi sono reti abbandonate).