Ponte Stretto, Musumeci: “Importante per rendere Sicilia appetibile per nuovi investimenti”
«Non ci può essere una terra appetibile come la Sicilia per nuovi investimenti se gli uomini e le merci non si muovono celermente. Ecco perché il Ponte sullo Stretto ci consente di attraversare quei tre chilometri in due minuti e non in un’ora e mezza. Questo è importante e credo che anche a Roma lo hanno finalmente capito». Lo ha detto il presidente della Regione Nello Musumeci parlando con i giornalisti a Catania al termine di un incontro con il presidente del Copasir Adolfo Urso.
«Lo abbiamo ricordato al ministro delle Infrastrutture qualche giorno fa insieme all’assessore Falcone. Siamo convinti – ha continuato – che questa priorità nell’agenda politica del Governo Draghi prima o poi portare ad una elemento di novità. Abbiamo sollecitato il presidente di due commissioni, di Camera e Sanato, proprio perché pongano all’ordine del giorno la reazione svolta dal comitato tecnico appositamente nominato per studiare la fattibilità de Ponte sullo Stretto».
Durante l’incontro con il presidente del Copasir Adolfo Urso, Musumeci ha inoltre dichiarato:
«La grande attenzione che l’Occidente, gli Stati Uniti, l’Europa hanno avuto verso la Sicilia dal dopoguerra ad oggi è stata dettata da esigenze di natura strategica e militare. Noi speriamo – ha detto il presidente della Regione Nello Musumeci – che la Sicilia possa essere dal centro del loro interesse e delle loro politiche di crescita anche in termini economici. L’Isola è la naturale piattaforma logistica del Mediterraneo, che non è più un mare di frontiera ma che deve diventare mare che unisce, che aggrega. Ecco perché l’obiettivo al quale lavora il governo regionale è quello di dotare l’Isola di sufficienti infrastrutture strategiche per poterci candidare a giocare questo ruolo importante. Lo abbiamo ribadito qualche giorno fa durante l’incontro con il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini. Ma è l’Europa – ha concluso Musumeci – che deve consentirci di poter acquisire un protagonismo che ci liberi dalla marginalità in cui finora siamo stati costretta a vivere».