Porti, Monti: “Investimenti e progetti per rilancio Sicilia Occidentale”
Il porto di Palermo “sembra quello di Tunisi del 1970, fattura appena 9 milioni l’anno” e per rilanciarlo “servirebbero investimenti per quasi 200 milioni”, piu’ un’altra decina per i porticcioli turistici. Il porto di Trapani “ha un piano regolatore del 1960 e per aggiornarlo ci vogliono otto anni”. Ma soprattutto “e’ fondamentale che ci sia sinergia tra le istituzioni e che i territori mettano da parte ogni forma di campanilismo”. Non e’ rosea la condizione dei porti dell’isola che il presidente dell’Autorita’ di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, Pasqualino Monti, ha tracciato nel corso di un forum organizzato dall’ITALPRESS.
Dell’Autorita’ fanno parte Palermo, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle. Al suo arrivo la scorsa estate in Sicilia, fresco di nomina del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, Monti si sarebbe aspettato di trovare, per Palermo e Termini, “una pianificazione, una progettazione, invece siamo di fronte all’esatto opposto. L’unico documento sul quale siamo stati in grado di lavorare e’ stato lasciato dal presidente Bevilacqua: il piano regolatore di sei anni fa”.
A Trapani e Porto Empedocle, se possibile, la situazione e’ anche peggiore: “Li’ stiamo partendo davvero da capo. Ci aspetta un lavoro imponente e immane, abbiamo ereditato strutture nelle quali non c’e’ nulla”.
L’isola paga lo scotto di ritardi logistici e mancati investimenti e cosi’ accade che nel 2017 Palermo si ritrovi con un’infrastruttura “inadeguata ad accogliere le pressanti sfide del mercato” a causa di una lunga teoria di problemi: “E’ senza strutture ricettive, con l’unico molo degno di tal nome sotto sequestro, con i lavori alla stazione marittima iniziati quattro anni fa, poi sbloccati e ad oggi fermi al 4 per cento di quanto previsto nel capitolato di gara e con una situazione di conflitto dovuta alla commistione tra il traffico merci e quello passeggeri, tra la cantieristica e il traffico dei contenitori”.
Eppure “le potenzialita’ ci sono” e i porti possono diventare un volano di sviluppo anche al Centro-Sud. Basti pensare che nella sua precedente esperienza a Civitavecchia “ho preso un piccolo porto che faceva 200 milioni di fatturato e l’ho portato a 1 miliardo e 200 milioni – ha ricordato Monti -, c’erano 700 lavoratori e ora ce ne sono 6.800 con contratto a tempo indeterminato. L’organico del porto di Palermo ancora me lo stando dando, a spanne ci sono 350 lavoratori esclusi i cantieri”.
Idee chiare sulla quinta citta’ d’Italia: l’obiettivo primario e’ porre fine al “disordine generalizzato” e alla “confusione urbanistica” incentivando il turismo. Tre gli interventi chiave. La transazione tra l’Autorita’ di Sistema Portuale e il Provveditorato alle Opere Pubbliche dovrebbe portare al dissequestro del molo Vittorio Veneto dopo i sigilli apposti un anno fa dalla magistratura per rischio crollo. A quel punto “potremo iniziare i lavori della stazione marittima e la collocazione di bitte e servizi per fare attraccare le navi che oltrepassano i 300 metri di lunghezza”.
Inoltre, a breve uscira’ un concorso internazionale di idee con tempi rapidi, quattro mesi, per la progettazione definitiva ed esecutiva di due stazioni marittime. Una sara’ collocata sul molo Sammuzzo che dovra’ servire, insieme a quella sul molo Vittorio Veneto, il mercato delle crociere. L’altro terminal sara’ sulla banchina Piave dove oggi sono situati i sili del grano, che saranno demoliti previo accordo con il concessionario: per Monti la loro presenza “non e’ piu’ giustificata” dai quantitativi di prodotti cerealicoli che arrivano al porto di Palermo (50mila tonnellate contro le 100-150mila del passato) e i sili “sono una struttura brutta che rovina lo skyline”.
I prodotti cerealicoli verranno spostati a Termini Imerese, dove “verra’ fatta una struttura che non sara’ un silo ma un magazzino piano”. Sulla banchina Piave “ci sara’ un unico terminal polifunzionale” con “un piano terra” con gli uffici e le attivita’ portuali e “un altro piano che scende verso la citta’ da restituire ai palermitani, che potranno cosi’ arrivare lungo la passeggiata del porto senza entrare nella zona della security”.
Tempi rapidi per l’abbattimento dei sili: “Se non dovessero iniziare entro gennaio con i lavori di demolizione procedero’ con la revoca della licenza quadriennale, ma spero che non si arrivi a questo”. Terzo, i progetti finanziati dai fondi Pon per circa 120 milioni: dragaggio dei porti di Palermo e Termini Imerese e, solo nel capoluogo, protezione a mare del porto e telecontrollo. “Palermo ha un problema da risolvere con il fondale. Il gigantismo navale ormai tocca anche le navi da crociera di nuova generazione che superano spesso i 300 metri”.
Si lavora anche sul fronte del cantiere navale: l’obiettivo e’ adeguarlo per consentire la costruzione delle grandi navi di nuova generazione “ma servono almeno 70 milioni”. Restando a Palermo, via libera alla riqualificazione dei porticcioli turistici nelle borgate marinare, “come l’Acquasanta e la Marina di Villa Igiea, l’Arenella e la Cala con la demolizione delle due gru alle spalle del molo trapezoidale. Questi sono gli interventi gia’ in cantiere, siamo alle procedure di gara. Il primo intervento esecutivo di riqualificazione sara’ appaltato entro il mese di gennaio a Sant’Erasmo”.