Porto Sicilia: speciale “Blue Sea Land” 2021 | CLICCA PER IL VIDEO

ARTICOLO DI MARIA CALABRESE

Mazara del Vallo è tornato il Festival del “Blue Sea Land” 2021, la kermesse Expo dei Cluster del Mediterraneo, dell’Africa e del Medio Oriente che quest’anno si è svolta dal 27 al 31 ottobre con il supporto della Regione Siciliana.

Grazie a Porto Sicilia, un progetto editoriale della Mercurio Comunicazione con la collaborazione del Dipartimento Regionale della Pesca Mediterranea, è stato realizzato uno speciale ‘Blue Sea Land’ per raccontare questa decima edizione, con un ritorno in presenza dopo la pandemia da Covid 19, generando una crisi sanitaria diventata poi emergenza economica. E questo festival ha rappresentato una vetrina importante per le imprese del territorio.

Vi abbiamo raccontato il mega villaggio di “Blue Sea Land”, composto da quattro aree espositive, oltre 40 convegni, tavole rotonde, workshop e oltre 25 show cooking organizzati dall’Assessorato dell’Agricoltura – Dipartimento della Pesca mediterranea, tutti aperti al pubblico, e che hanno animato il centro storico della città della pesca per eccellenza. Il tema principale che ha fatto da filo conduttore all’intero evento è stato il futuro della pesca del Mediterraneo. Un Blue Sea Land trasversale, rivelandosi occasione di incontro e di confronto fra il nostro settore della pesca e le tante delegazioni estere che hanno partecipato a queste giornate.

Il Mediterraneo negli anni è stato un mare pescoso che ha rappresentato la ricchezza per la marineria di Mazara del Vallo; ma quale sarà il suo destino? È a questo interrogativo che da Blue Sea Land si è cercato di dare una risposta vera e concreta, discutendo attorno alla questione della sostenibilità che guarda allo stato di salute di questo bacino e all’internazionalizzazione delle imprese come via di sviluppo praticabile. A Mazara del Vallo per l’occasione si sono dati appuntamento i portatori d’interesse della filiera produttiva della pesca siciliana e i soggetti istituzionali regionali preposti ad accompagnare e supportare le strategie produttive e di commercializzazione del pescato siciliano. Si è parlato di acquacoltura alla luce della nuova programmazione dei fondi europei ma anche dello sviluppo di un’economia blu a vantaggio delle comunità costiere e delle marinerie siciliane.

“Il tema che ha guidato questa decima edizione – ha detto l’assessore regionale alla Pesca Toni Scilla – è importante e strategico per la pesca e mette al centro il mar Mediterraneo, occasione utile e propizia per stringere accordi bilaterali e commerciali, realizzare sinergie in grado di creare sviluppo economico vero oltre che garantire condizioni di sicurezza per le nostre marinerie. Il governo Musumeci punta all’internazionalizzazione delle attività produttive, ecco perché sposa l’impegno e gli obiettivi di questo evento che torna a Mazara del Vallo dopo l’anno di pandemia che ha segnato l’emergenza sanitaria diventata poi emergenza economica. La pesca – ha ribadito l’esponente del governo Musumeci – è un mondo straordinario e il mondo del Mediterraneo è strategico, come porta d’ingresso per il mondo arabo e del Maghreb. Privilegiando il concetto nazionale, senza fare campanilismi, otterremo ottimi risultati”.

E in questo contesto l’assessore Scilla, ha incontrato i colleghi delle Regioni Veneto, Molise e Campania, aprendo un dialogo rispetto a quella che è un’attività primaria del Bacino, in cui l’economia ittica continua a giocare un importante ruolo socioeconomico, complice proprio le specificità del Mare Mediterraneo.

Al dibattito sul Mediterraneo, come scelta sostenibile per la ripartenza, la chiave per la resilienza economica dopo la pandemia da Covid 19.abbiamo incontrato l’ingegnere Alberto Pulizzi, il Dirigente Generale del Dipartimento Pesca Mediterranea della Regione Siciliana.

“Abbiamo trattato l’argomento coinvolgendo interamente tutto il mondo della pesca, che è un settore delicatissimo – ha spiegato il dirigente Pulizzi –  che soffre l’evolversi di tutta una serie di attività collaterali. Purtroppo lo sforzo di pesca è tale che il Mediterraneo non riesce a reggere bene le richieste che ci sono, quindi si sta cercando di individuare la via giusta per il prelevamento delle battute di pesca. Il dato principale che sottolinea Pulizzi è che “Questo mare va condiviso con tutti gli altri, sul Mediterraneo si affacciano due mondi completamente diversi, quello degli europei e quello degli amici del Nord Africa”. 

Evidenziando anche quanto sia necessario partire dall’ammodernamento del settore, rinnovando quella che è una flotta peschereccia “anziana” nei mezzi “La Comunità europea deve mettere i nostri pescatori nelle condizioni di attivare in campo quanto necessario per rendere redditizia l’attività di pesca. Ammodernare comporta centinaia di migliaia di euro, e i costi vanno proporzionati agli investimenti che ci sono”, ha aggiunto Alberto Pulizzi.

Tanti i progetti discussi attorno alla grande tavola rotonda. Parliamo di AMPPA: Aree Marine Protette e Pesca artigianale, una misura finanziata dall’UE nell’ambito del Programma INTERREG V-A Italia – Malta. Un’idea che mette insieme Sicilia e Malta con lo scopo di salvaguardare la biodiversità marina e terrestre, instaurando una cooperazione tra le AMP delle due isole.

Angelo La Pillo del Dipartimento pesca mediterranea della Regione Siciliana ha sottolineato “Le nostre AMP stanno avendo un grosso risalto dal punto di vista anche turistico. Come dipartimento pesca, il nostro contributo è quello di portare gli interessi dei nostri pescatori in questo tavolo di lavoro”, perché la valorizzazione di aree marine include anche la tutela della pesca artigianale. L’istituzione delle AMP ha tenuto conto di questo e ha cercato di trovare un equilibrio tra la permanenza di tale tradizione e la necessità di nuove politiche attive di protezione del patrimonio naturale e della biodiversità marina, preservando i diritti e l’attività dei pescatori professionali operanti all’interno delle aree sottoposte a regime di protezione.

La pesca è certamente l’attività di più lunga tradizione ma c’è anche l’acquacoltura, che costituisce oggi un settore economico molto importante della produzione alimentare. Il tema è molto dibattuto alla luce della nuova programmazione dei fondi europei, ma anche dello sviluppo di un’economia blu a vantaggio delle comunità costiere. A tal proposito è intervenuto, Alfonso Milano, il dirigente responsabile del servizio 2 Pesca e Acquacoltura del dipartimento pesca e Mediterraneo. Un comparto che non si pone assolutamente in concorrenza con la pesca praticata dalle marinerie siciliane nel Mediterraneo.

E’ una risorsa abbastanza trasversale, soprattutto se parliamo dell’approvvigionamento delle proteine blu nobili, perché gli stock ittici sono ormai in depauperamento, alcune specie, addirittura, sono in condizioni di irreversibilità e la politica europea è sempre più stringente sul prelievo. Quindi l’acquacoltura mondiale, e soprattutto mediterranea, avrà un ruolo preminente nel futuro, anche alla luce di ampie risorse da parte dell’Ue, gestirà almeno il 20% delle risorse mondiali”.

E quando si parla di tutela del mare, il dibattito si sposta sulle strategie per risolvere la grande problematica dei rifiuti marini. Ripulire il nostro mare dalla plastica e da tutti gli oggetti inquinanti, contribuisce a migliorare e tutelare l’ambiente marino, quale patrimonio da consegnare alle future generazioni.

E’ la lotta all’inquinamento  in mare, passa anche dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn, sicily marine centre Palermo, evidenziando come “la spazzatura, i rifiuti contaminati, insieme alla plastica, siano oggetto di preoccupazione per la salute del mare”, ha detto uno dei ricercatori Maria Cristina Mangano, in occasione di Blue Sea Land.

Occorre “aprire un dialogo che possa avere dei risvolti anche in progettualità e cooperazioni. Sono state presentate delle boe realizzate in sinergia con il mondo della ricerca, soluzione innovativa ed ecosostenibile per combattere il problema dei rifiuti”.

Sempre dalla Stazione zoologica “Anton Dohrn” di Napoli, è stato presentato “Maris Memoriae”, un progetto per recuperare la grande memoria del mare, rendendola fruibile in un archivio storico a disposizione della comunità scientifica, della collettività e delle generazioni future. “Non è solo un progetto che vuole recuperare il passato, ma utilizzare la conoscenza per comprendere meglio il presente e costruire una visione della pesca nel futuro per la sostenibilità ambientale, per la sostenibilità delle imprese di pesca dal punto di vista economico, e per la vita dei pescatori”, ha detto Francesco Colloca, responsabile scientifico progetto Maris Memoriae.

Insomma, la ripresa parte dal mare, dal Mediterraneo, giungendo ai Paesi bagnati dall’Oceano Indiano.

 

 

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